Il giorno dopo che Lehman Brothers, la quarta banca d’investimenti d’America è fallita, i mercati mondiali affondano, con l’Europa investita dal ciclone che in un solo giorno brucia oltre 125 miliardi di dollari. Le ripercussioni, però, si sono fatte sentire in tutto il mondo: a Tokyo Nikkei chiude a -4,9%, ai minimi da luglio 2005; in Europa picco negativo a Londra con -4,5%, a Milano -3,5%. Avvio negativo anche a Wall Street mentre, per salvare il salvabile, le autorità monetarie hanno iniettato la liquidità necessaria per superare questa fase: la Federal Reserve per 50 miliardi di dollari, la Banca d’Inghilterra per 20 miliardi di sterline.

La crisi in Usa. Con la Lehman Brothers vanno in fumo oltre 640 miliardi di dollari, oltre ad un numero spropositato di posti di lavoro. Quello che viene considerato il maggiore crack della storia dopo il ‘29, infatti, mette a rischio oltre cinquantamila posti di lavoro a Wall Street. Lehman ha 26 mila dipendenti a New York e oltre seimila in Europa di cui cinquemila in Gran Bretagna, mentre dalla Merrill Lynch (altra società in grave crisi che si è salvata dal crack grazie all’intervento di Bank of America che l’ha comprata preferendola alla Lehman) se ne dovranno andare prevedibilmente 24 mila dipendenti, il 40 per cento dei lavoratori non broker. "I curricula stanno arrivando a pioggia", ha detto Michael Karp, della società di "cacciatori di teste" Option Group di New York. Dall'inizio dell'anno a oggi, la crisi di Wall Street ha 'bruciato' centomila posti di lavoro.

Rischio recessione in Gb. In Europa a rischiare di più è la Gran Betagna, dove si teme che l'ultima crisi finanziaria internazionale possa definitivamente spingere il Regno Unito nella recessione profonda. Una situazione che, avverte la Cbi, la Confindustria britannica, potrebbe costare il posto di lavoro a mezzo milione di persone entro il prossimo anno. Secondo gli li esperti della City c'e' il rischio che la disoccupazione arrivi a un tasso del 6,5%, sconosciuto nella Gran Bretagna che solo fino a pochi mesi fa aveva una delle economie piu' dinamiche in Europa. Ieri circa 5.000 dipendenti della Lehman in Gran Bretagna sono andati a casa. Secondo il direttore generale dell'organizzazione Richard Lambert, 'la crescita nel 2009 sara' debole, nella migliore delle ipotesi'. La paura principale e' che altre banche possano fallire, aggravando la crisi del credito.

In Italia. In Italia la Lehman Brothers ha solamente 140 dipendenti, 120 nel quartier generale di Milano e altri 20 nella sede romana, tutti prossimi a perdere il posto di lavoro. Parte delle procedure fallimentari americane prevede infatti che gli uffici siano chiusi con una certa gradualità e l’Italia non fa eccezione. “Lehman Italia non esiste come società indipendente ma dipende da Londra, le cui sorti sono ormai chiare” ha dichiarato Rainer Masera, ex numero uno del San Paolo di Torino e ora "managing director" per l’Italia di Lehman. La prospettiva che la chiusura si completi entro la settimana è indicata come "credibile". Qui in Italia, tra l’altro, la banca Usa operava soprattutto nell’investment banking e nell’immobiliare, quindi senza contatti diretti con il grande pubblico. Nei salotti della finanza, in ogni caso, era di casa: da Lehman sono passati negli ultimi anni alcuni affari clamorosi, come l’acquisizione da 5 miliardi di Drs da parte di Finmeccanica, il collocamento di Maire Technimont, quello del 'Sole 24 ore', la trattativa Air France-Alitalia e quella fra Popolare Milano e Bper.

Oltre a ciò, però, la crisi non sembra avere un impatto di dimensioni rilevanti per il sistema finanziario italiano, almeno in maniera diretta, mentre si sconteranno gli inevitabili effetti collaterali. Dalla Banca d'Italia e dalla Consob sono giunte ieri dichiarazioni rassicuranti: così come verificatosi lo scorso anno allo scoppio della crisi del subrpime, banche e assicurazioni italiane beneficiano oggi del loro minor grado di globalizzazione che, considerato come un fattore di arretratezza negli scorsi anni, si converte ora in un elemento positivo. Dai primi dati emerge infatti che l'esposizione delle assicurazioni italiane nei confronti di Lehman Brothers è "significativa ma limitata". Lo rendono noto fonti delle autorità di controllo. Le grandi assicurazioni, intanto, fanno i conti sull'esposizione nei confronti di Lehman: Generali ha reso noto che la sua esposizione netta sui titoli di debito non supera i 110 milioni di euro, invece Alleanza assicurazioni ne ha dichiarata una inferiore ai 10 milioni di euro. Il problema per i risparmiatori italiani riguarda, invece, soprattutto la stipula di polizze il cui rimborso del capitale è garantito da bond Lehman: in questo caso il rischio insito nel prodotto ricade nell'assicurato. Adusbef e Federconsumatori hanno fatto sapere che sono pronti alla Class Action per ottenere il rimborso di quello che i risparmiatori hanno investito.