Finalmente l’incontro è arrivato. Era da tempo che la Cgil e la Filcams della Sicilia e del Calatino chiedevano un vertice al governo sulla situazione del Centro accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Mineo (Catania) e delle sedi del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) del territorio. E il tavolo di confronto ora si tiene: l’appuntamento è per oggi (mercoledì 27 febbraio) a Roma, alle ore 14.30 presso la sede del ministero del Lavoro. In agenda le prospettive delle centinaia di lavoratori che hanno già perso o stanno per perdere il proprio impiego a causa delle nuove regole relative al sistema dell'accoglienza fortemente volute dal Viminale.

Il Cara di Mineo, aperto il 18 marzo 2011 dall’ex governo Berlusconi all’interno del Residence degli aranci (un comprensorio di 400 villette originariamente destinate ai marines della vicina base militare americana di Sigonella), è considerato il più grande centro di accoglienza per richiedenti asilo in Europa (in anni passati ha alloggiato fino a 4 mila migranti). Attualmente, dopo i primi due allontanamenti “di massa” avvenuti in febbraio (precisamente venerdì 7 e martedì 18, mentre il prossimo trasferimento è previsto per oggi), ospita circa 900 persone (di cui 130 donne e 85 minori). Ma dà anche lavoro a un territorio fortemente depresso: gli addetti, compreso l’indotto, sono circa 900. L’obiettivo del governo, ribadito di continuo dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, è di chiudere tutti i Cara entro la fine dell’anno.

“È iniziata l'operazione di svuotamento del Cara di Mineo, il più grande d'Europa, e segue la chiusura di quello di Castelnuovo di Porto”, spiega Francesco D'Amico, segretario della Filcams Cgil di Caltagirone: “Una decisione che lascerà per strada sia i migranti sia i tantissimi lavoratori che per anni si sono impegnati a garantire i servizi”. Con la chiusura del Cara e dei centri di “seconda accoglienza” si perderanno “circa 900 posti di lavoro, tra diretto e indotto, in un territorio già gravato da una profonda crisi economica e sociale”. Da qui la richiesta al governo “di coinvolgere le parti sociali affinché venga gestita nel migliore dei modi la fine del sistema di accoglienza nel comprensorio Calatino”.

Da mesi il sindacato manifesta le proprie preoccupazioni per il progressivo ridimensionamento del Centro. “Le riduzioni orarie e i tagli dei servizi hanno portato a una prima perdita di 170 posti di lavoro al 1° ottobre dell’anno scorso, data del cambio appalto dei servizi”, riprende il segretario della Filcams Cgil di Caltagirone: “Da quel momento si sono registrati ulteriori licenziamenti a causa della riduzione degli ospiti all'interno del Centro, tanto che a dicembre 2018 sono state licenziate 20 persone e a gennaio altre dieci unità. E non finisce qui, perché sono previsti ulteriori 30 licenziamenti entro marzo”.

La questione riguarda anche i centri di seconda accoglienza che non godono di buona salute. “In questi giorni – precisa Francesco D'Amico – siamo venuti a conoscenza della nota della Prefettura di Siracusa indirizzata agli Sprar con la quale, a seguito della legge 132 del 1° dicembre 2018, vengono riportate le disposizioni in merito al nuovo elenco delle categorie degli ospiti, nonché la comunicazione della cessione di alcuni servizi erogati dal centro”. Una condizione, conclude l’esponente sindacale, che pone “i lavoratori dei vari centri in grande stato d’incertezza e di preoccupazione sul futuro, come dimostrano i notevoli ritardi nel pagamento delle retribuzioni e l’avvio delle procedure di licenziamento”.