Il 23 dicembre del 1936, su decisione di Benito Mussolini, la prima formazione di 3000 soldati italiani del corpo truppe volontarie atterra a Cadice in supporto dei golpisti. La guerra civile spagnola porterà al crollo della democrazia nel Paese e segnerà l’inizio della lunga dittatura del generale Francisco Franco, affermatosi grazie anche ai consistenti aiuti da parte della Germania nazista e dell’Italia fascista.

Ma dall’Italia arrivano anche i volontari per la libertà. "Oggi in Spagna, domani in Italia" è il motto degli antifascisti italiani, ripreso dalla frase "Oggi qui, domani in Italia", pronunciata da Carlo Rosselli a Radio Barcellona, il 13 novembre. 

Compagni, fratelli, italiani, ascoltate. Un volontario italiano vi parla dalla Radio di Barcellona per portarvi il saluto delle migliaia di antifascisti italiani esuli che si battono nelle file dell'armata rivoluzionaria. Una colonna italiana combatte da tre mesi sul fronte di Aragona. Undici morti, venti feriti, la stima dei compagni spagnuoli : ecco la testimonianza del suo sacrificio. Una seconda colonna italiana. formatasi in questi giorni, difende eroicamente Madrid. In tutti i reparti si trovano volontari italiani, uomini che avendo perduto la libertà nella propria terra, cominciano col riconquistarla in Ispagna, fucile alla mano. Giornalmente arrivano volontari italiani: dalla Francia, dal Belgio. dalla Svizzera, dalle lontane Americhe. Dovunque sono comunità italiane, si formano comitati per la Spagna proletaria. Anche dall'Italia oppressa partono volontari. Nelle nostre file contiamo a decine i compagni che, a prezzo di mille pericoli, hanno varcato clandestinamente la frontiera. Accanto ai veterani dell'antifascismo lottano i Giovanissimi che hanno abbandonato l'università, la fabbrica e perfino la caserma (…) Non prestate fede alle notizie bugiarde della stampa fascista, che dipinge i rivoluzionari spagnuoli come orde di pazzi sanguinari alla vigilia della sconfitta. La rivoluzione in Ispagna è trionfante. Penetra ogni giorno di più nel profondo della vita del popolo rinnovando istituiti, raddrizzando secolari ingiustizie. Madrid non è caduta e non cadrà. Quando pareva in procinto di soccombere, una meravigliosa riscossa di popolo arginava l'invasione ed iniziava la controffensiva. Il motto della milizia rivoluzionaria che fino ad ora era ‘No pasaran’ è diventato ‘Pasaremos’, cioè non i fascisti, ma noi, i rivoluzionari, passeremo (…) Dalla Spagna guadagnerà l'Europa. Arriverà innanzi tutto in Italia, cosi vicina alla Spagna per lingua, tradizioni, clima, costumi e tiranni. Arriverà perché la storia non si ferma, il progresso continua, le dittature sono delle parentesi nella vita dei popoli, quasi una sferza per imporre loro, dopo un periodo d' inerzia e di abbandono, di riprendere in mano il loro destino (…) Qui si combatte, si muore, ma anche si vince per la libertà e l'emancipazione di tutti i popoli. Aiutate, italiani, la rivoluzione spagnuola. Impedite al fascismo di appoggiare i generali faziosi e fascisti. Raccogliete denari. E se per persecuzioni ripetute o per difficoltà insormontabili, non potete nel vostro centro combattere efficacemente la dittatura, accorrete a rinforzare le colonne dei volontari italiani in Ispagna. Quanto più presto vincerà la Spagna proletaria, e tanto più presto sorgerà per il popolo italiano il tempo della riscossa.

La Brigata internazionale

Nel marzo 1937 sul campo di Guadalajara gli italiani si fronteggiano in Spagna su due fronti opposti: le forze della Seconda Repubblica spagnola e delle Brigate internazionali da una parte, i nazionalisti di Franco della Divisìon Soria affiancati al corpo truppe volontarie italiane dall’altra.

Scriveva Giuseppe Di Vittorio (Nicoletti), commissario politico della XI Brigata internazionale su l’Unità (a. IV, n. 4): “È l’ora di agire! (…) La sconfitta delle divisioni di Mussolini in Ispagna, non è una sconfitta dei soldati italiani. È una vittoria del popolo e dei soldati d’Italia contro Mussolini, contro la tirannia fascista, contro la guerra, per la conquista della libertà. È una vittoria della giusta politica del Partito comunista d’Italia. A coloro che si sono abbandonati alle più astruse interpretazioni della politica del  nostro Partito, possiamo rispondere con un nuovo esempio. La fraternizzazione di cui parliamo, è anche quella che realizza il Battaglione Garibaldi con i soldati inviati da Mussolini a soffocare nel sangue la libertà del popolo spagnolo. Gloria all’esercito popolare della nuova Spagna, che difende con tanta bravura la libertà di tutti i popoli contro il fascismo internazionale! Gloria all’eroico Battaglione Garibaldi, che rappresenta così nobilmente il popolo italiano sul fronte della libertà, che salva coi suoi sacrifici l’onore del nostro paese, che ha saputo aprire ai fratelli reclutati e traditi da Mussolini la via della liberazione e della riscossa. Il Battaglione Garibaldi agisce e vince. Tocca, ora, alle masse popolari, a tutti gli italiani liberi, di agire alla propria volta, perché divenga rapidamente una realtà il grido che deve echeggiare in tutte le città e in tutti i villaggi. Via le truppe italiane dalla Spagna!”.

No pasaran. Pasaremos. Ieri, oggi, sempre.