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“La Via Maestra” è un titolo importante, per Libertà e Giustizia: contiene il progetto di cultura politica e l’impegno in difesa del dettato costituzionale che ha accompagnato la nostra ormai ventennale esistenza, nutrendo il manifesto che, con lo stesso nome, venne lanciato nel 2013 da Gustavo Zagrebelsky e Lorenza Carlassare, insieme a Maurizio Landini, don Luigi Ciotti e Stefano Rodotà. Si trattava, anche allora, di dare una risposta non equivocabile al tentativo in corso di modificare la Costituzione in senso autoritario.
“La difesa della Costituzione”, si leggeva in quel manifesto, “è innanzitutto la promozione di un’idea di società, divergente da quella di coloro che hanno operato finora tacitamente per svuotarla e, ora, operano per manometterla formalmente. … Non è la difesa di un passato che non può ritornare, ma un programma per il futuro da costruire in Italia e in Europa”.
Da allora sono trascorsi dieci anni.
Ci troviamo, oggi, in un tempo molto più pericoloso, dove ad essere in questione non è solo la necessità di difendere la Costituzione da un progetto potenzialmente eversivo di elezione diretta del presidente del Consiglio, da un disegno di autonomia differenziata che mira a disarticolare il sistema dei diritti sui territori, dallo svuotamento di quell’art. 3 che è base dell’uguaglianza e della libertà dei cittadini, che la senatrice Liliana Segre ha definito la nostra “stella polare”.
È in questione, oggi, la tenuta stessa del tessuto sociale, umano e politico che ci costituisce come Paese, che ha smesso di sentire la Carta come un patto che crea comunità, i diritti come un riferimento elementare di giustizia, la costruzione europea come un orizzonte sicuro di libertà e di pace.
È in questione la tenuta di un argine, fatto di memoria storica e progetto per le nuove generazioni, di presa di parola, partecipazione democratica, costruzione di comunità, in grado di contenere la sfiducia, l’indifferenza e addirittura il fastidio germinati in anni di crisi della rappresentanza, tanto più letale oggi, di fronte al disegno di colpire l’essenza stessa della democrazia: il bilanciamento dei poteri, il ruolo di indirizzo politico e di garanzia istituzionale del Parlamento e del presidente della Repubblica, la possibilità per i cittadini di essere non solo chiamati alle urne ma ascoltati e rappresentati dalle istituzioni.
Saremo in piazza, il 7 ottobre, per dire che questo Paese ha anticorpi sufficienti a non farsi imporre una forma di governo post-democratico che veda il Parlamento, la libera stampa e la società civile come ostacoli alla governabilità e al potere di un leader autoritario che rappresenta, di fatto, una minoranza.
E continueremo dopo il 7 ottobre, cercando strumenti per opporci al processo di revisionismo storico e negazionismo in atto, che ha sempre gli stessi dispositivi: il rovesciamento della realtà, la colpevolizzazione delle vittime, la diffusione di teorie del complotto, l’irrisione della tradizione, del discorso scientifico e storiografico, della memoria. Un processo che vediamo all’opera non solo sul fascismo e sulle trame nere degli anni Settanta, ma anche sulla migrazione, sulla crisi climatica e ambientale, sulla crisi pandemica, sul ritorno del nucleare, sulla costruzione europea, sulle regole condivise della democrazia.
Daniela Padoan, presidente di Libertà e Giustizia