“I magistrati non fanno politica, fanno il loro mestiere ogni giorno nonostante insulti, intimidazioni e una campagna costante di delegittimazione che danneggia i fondamenti stessi del nostro Stato democratico”. È dura la risposta della giunta esecutiva centrale dell'Associazione nazionale magistrati alla presidente del consiglio Giorgia Meloni, che sul caso Almasri aveva ipotizzato un “disegno politico della magistratura contro il governo”.

“La giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto alla legge”. L'Anm richiama direttamente l'articolo 101 della nostra Costituzione, “che è un architrave della nostra democrazia”. “La magistratura italiana continuerà a svolgere il proprio compito con profondo rispetto del mandato costituzionale – concludono i magistrati -. Non esiste alcun disegno avverso all'esecutivo, affermarlo significa non comprendere il funzionamento della separazione dei poteri dello Stato”.

Molto simili, nei toni e nei contenuti, anche le dichiarazioni del segretario generale dell'Anm Rocco Maruotti rilasciate in un'intervista al Corriere della sera. Meloni ha affermato che il procedimento sul caso Almasri è “un effetto della riforma della giustizia”. Per Maruotti questo “è assolutamente falso”, e comunque “era solo questione di tempo, che a Palazzo Chigi sarebbero arrivati a collegare l'esito di questa indagine con la riforma della magistratura era scontato. Verrebbe da pensare che sia una anticipazione della decisione di difendersi dal processo invece che nel processo”.

Su un'ipotetica invasione di campo della magistratura, il segretario inoltre afferma: “Alla luce delle dichiarazioni della presidente del Consiglio Meloni forse si potrebbe obiettare che l'invasione di campo, in questo caso, sia da parte della politica”.

Sul tema migranti, poi, Maruotti conclude: “Forse prima di vedersi bocciare le proprie iniziative legislative in materia di immigrazione anche dai giudici della Corte di Giustizia europea sarebbe stato sufficiente tenere conto dell'apparato di norme nazionali e sovranazionali esistenti che non consentono, neppure a chi ha vinto le elezioni, di fare ciò che vuole sulla pelle degli esseri umani, anche se si tratta di migranti”.