Due lavoratori postali hanno perso la vita a Bergamo, molto probabilmente a causa del contagio da Covid-19. A darne notizia è la Slc Cgil locale. Il primo è morto venerdì scorso e il secondo è scomparso ieri (16 marzo, ndr). Entrambi, fa sapere il sindacato, avevano lavorato fino a pochi giorni fa, uno in un centro di recapito e l’altro in un ufficio postale di due Comuni della provincia. Da tempo la Slc Cgil nazionale denuncia il forte ritardo nelle dotazioni di sicurezza agli operatori di Poste italiane. “In questa fase così drammatica per il Paese – afferma il segretario nazionale della categoria, Nicola Di Ceglie – Poste italiane, con 130 mila lavoratrici e lavoratori, sta facendo la sua parte, garantendo il servizio pubblico, nonostante l’emergenza data dalla diffusione del Coronavirus, tenendo gli uffici aperti e consegnando la corrispondenza. Gli operatori stanno pagando un prezzo alto, molti si sono ammalati, altri si trovano in quarantena e a tutti va la nostra solidarietà e l’augurio di una pronta guarigione”.

In questi giorni, aggiunge, “tutto il movimento sindacale ha avuto un grande senso di responsabilità cercando di fare sinergia con la task force di Poste italiane. Questo sforzo ha portato alla razionalizzazione degli uffici sul territorio, alla postalizzazione degli oggetti a firma e a una forte spinta al lavoro agile. Registriamo però su molti territori un forte ritardo sulla consegna di tutte le dotazioni di protezione individuali previste e sulla sanificazione dei posti di lavoro: non si può continuare a mettere a rischio l’incolumità di lavoratrici e lavoratori, pretendendo dagli stessi il presidio del servizio, da tutti quei portalettere e sportellisti che ogni giorno svolgono un lavoro al pubblico”. 

A precisare ulteriormente la posizione del sindacato è poi il segretario generale Slc Cgil, Fabrizio Solari: “Non abbiamo mai chiesto e non chiediamo la chiusura degli uffici postali”. La richiesta è quella di “mettere nelle condizioni di massima sicurezza i lavoratori di Poste italiane, così come coloro che operano nei settori delle telecomunicazioni, nell’emittenza radiotelevisiva e in generale in tutti quei mezzi che in una fase come questa assumono grande rilevanza per il Paese”.

LA LETTERA ALL’AGCOM 
La stessa Slc, che in una nota esprime profondo cordoglio per quanto accaduto a Bergamo, ha inviato oggi una lettera all’Agcom: “Oltre all’evidente ritardo con cui l’azienda sta procedendo alla fornitura dei Dpi e a una diversa organizzazione della turnistica, temi su cui il sindacato sta incalzando quotidianamente Poste, è la natura stessa del lavoro che espone gli addetti al servizio a rischi di infezione molto elevati”. A fronte di tale situazione i sindacati “ritengono necessario che l’Autorità si esprima in modo formale a favore di una riduzione dei livelli del servizio postale”. In conclusione, “considerando sia la contemporanea apertura delle tabaccherie e delle banche, sia il decreto Cura Italia che sospende molti versamenti, e anche il fatto che non vi sono pagamenti di pensioni fino al prossimo mese, riteniamo necessaria una drastica riduzione del servizio postale di recapito e dell’apertura degli uffici aperti al pubblico fino al momento in cui l’attuale emergenza sanitaria sarà superata”.

ADOBATI (SLC CGIL BERGAMO): C’È PROFONDO DISAGIO
Anche Marisa Adobati, segretaria Slc Cgil di Bergamo, denuncia con forza le condizioni di lavoro ad altissimo rischio in cui sono costretti a operare i suoi colleghi. “A seguito di entrambi i casi di decesso, i due luoghi di lavoro sono stati sottoposti a sanificazione, come se bastasse per tutelare i lavoratori che restano. Abbiamo speso fiumi di parole, scritto all’azienda, Ats, prefetture, sindaci, partiti politici e ora anche alle forze dell’ordine spesso distraendole anche dalle loro priorità e francamente siamo veramente stanchi di essere inascoltati. Ci viene ripetuto in maniera assillante – riferisce la sindacalista – che Poste deve garantire i servizi essenziali. Il recapito di un bollettino di abbonamento a ‘Frate indovino’ o della marea di avvisi di mancata consegna delle raccomandate non crediamo sia da considerarsi espletamento di servizi essenziali. Molte scadenze fiscali e invii di notifica sono stati, tra l’altro, sospesi per decreto. Il punto è che, ormai, ‘andare in Posta’ per molti è diventato il pretesto per fare una ‘giustificata’ passeggiata in paese”. Per la situazione d’emergenza che vive il territorio bergamasco, “parlare di dotazioni sanitarie diventa imprescindibile – osserva ancora Adobati –, ma la loro distribuzione rimane comunque scarsa. Si sta alimentando tra i lavoratori un profondo disagio, una pericolosa mistura di paura e rabbia, che sta dilagando e che mai vorremmo diventasse una protesta diffusa che non potremmo a quel punto più arginare. Protesta, seppur legittima, che però rischia di appesantire una già drammatica situazione”.