Diritto allo studio? Piuttosto "Diritto al profitto". Questo il titolo della ricerca presentata oggi (18 maggio) dall'Udu e dal sottotitolo ancora più emblematico: "Come sperperare i fondi del Pnrr". Un'operazione trasparenza visto che nella giornata di ieri la ministra dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, aveva dichiarato che con il Pnrr “sono stati creati 8.581 posti letto aggiuntivi, di cui 7.524 già assegnati a studenti universitari". Ma sindacato studentesco denuncia come, dal monitoraggio effettuato, risulta che siano stati creati al massimo 4.350 posti letto nuovi, grazie alle risorse Pnrr.

Come spiega Simone Agutoli che si occupa di politiche abitative per l’Unione degli universitari: “Il Pnrr ha finanziato 9.179 posti letto ma, controllando residenza per residenza, abbiamo trovato soltanto 3.429 nuovi ai quali aggiungere potenzialmente 921 posti sui quali non abbiamo informazioni. Il ministero permetteva infatti di includere nel conteggio qualsiasi posto letto che non fosse stato precedente censito dallo stesso, peccato che il ministero censisca essenzialmente i posti letto destinati al diritto allo studio, solitamente di proprietà di atenei ed enti per il diritto allo studio”. 

Ma allora, in cambio di cosa si sono dati i finanziamenti? “Semplicemente – continua Agutoli – si impone una destinazione d’uso che prima non era prevista, chiedendo ai gestori di destinare prioritariamente i posti agli studenti capaci e meritevoli anche se privi di mezzi. Sugli ultimi 660 milioni, si prevede poi uno sconto del 15% rispetto ai canoni del mercato. Dov’è il beneficio per gli studenti? In sostanza, finanziamo il mercato privato imponendo pochissime regole e sperando che i benefici arrivino anche agli studenti. Non è così”.

Un altro dato interessante emerso dalla ricerca dell’Udu è che, finora, 210 milioni (73%) siano stati assegnate ai privati, mentre 77 milioni (27%) sono andati al pubblico. Le tariffe applicate sono poi carissime: per una camera singola a Milano si arriva tranquillamente a dover pagare 900 euro al mese, 640 euro a Torino, e 670 euro a Firenze, tanto per fare qualche esempio. Inoltre non figura alcun intervento a Cagliari, Modena, Trento, l’Umbria e la Campania. Per il sindacato studentesco, "è il segno che la mancanza di una regia nazionale abbia impedito di realizzare interventi su tutto il territorio nazionale".

Nel pomeriggio gli studenti hanno incontrato la ministra Bernini, chiedendo, come ha spiegato Antonio Cento, capogruppo dell’Udu nel Cnsu (il Consiglio nazionale degli studenti universitari) di correggere il Pnrr per "rimettere al centro il soggetto pubblico, specificare che i posti letto realizzati devono essere veramente nuovi, imporre una quota minima di posti letto destinati al diritto allo studio, tramite la sottoscrizione di una convenzione con atenei ed enti per il diritto allo studio". Infine, gli studenti hanno chiesto "un piano pluriennale di investimento da 3 miliardi di euro per realizzare 30mila posti letto e riqualificarne 20 mila". 

Nonostante questi dati, durante la prima riunione del Tavolo tecnico convocato al Mur con i rappresentanti delle Regioni, dell'Anci, dei rettori (Crui), degli studenti (Cnsu) e degli enti per il diritto allo studio la ministra Bernini ha ribadito però che trovandoci "di fronte alla necessità di avere il maggior numero possibile di immobili disponibili da qui al 30 giugno 2026 per creare nuovi posti letto per gli studenti", "mi assumo la responsabilità della scelta riguardo il partenariato pubblico-privato previsto dal Pnrr, anche se non è stata fatta da questo Governo. Il pubblico, da solo, non può farcela". Insomma, i privati non si toccano.

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