C’è una cosa da fare subito, senza neanche discuterci sopra: aumentare salari e pensioni. Bisogna prima di tutto sostenere i redditi, le persone che non arrivano alla fine del mese, quello che ormai tutti chiamano "lavoro povero". È questo il primo punto di "Ascoltate il lavoro", un decalogo delle priorità per il Paese che viene presentato oggi (mercoledì 14 settembre) a Bologna, nel corso dell’Assemblea nazionale delle delegate e dei delegati della Cgil. L’appuntamento è alle ore 10.30, in piazza Lucio Dalla.

Per la Confederazione occorre dunque tutelare e incrementare il potere d’acquisto di salari e pensioni ("occorre una manovra per i prossimi mesi che preveda almeno una mensilità in più per lavoratori e pensionati", precisa il segretario generale Landini), intervenendo anche a livello nazionale ed europeo sulla formazione dei prezzi, fissando un tetto alle bollette ("anche innalzando l'Isee per il bonus sociale sull'elettricità e il gas", aggiunge) e proteggendo l’occupazione.

Un intervento va fatto anche sul trattamento economico della cassa integrazione: "Serve una forma di cassa integrazione - spiega il leader Cgil - come è stata per il Covid, ma con integrazione, da parte dello Stato e delle imprese, dell'indennità erosa dal caro-prezzi, perché la cassa protegge dal licenziamento ma non tutela il reddito".

La Cgil ritiene essenziale introdurre il salario minimo e varare una legge sulla rappresentanza. "Pensiamo a un provvedimento legislativo - illustra Landini - che affronti insieme salario minimo e rappresentanza, estendendo così a tutti i lavoratori di un settore il trattamento complessivo assicurato dai contratti firmati dalle parti comparativamente più rappresentative".

Per tutelare stipendi e pensioni, infine, è necessario "rinnovare i contratti e affermare la centralità della contrattazione per assicurare diritti e partecipazione".

Secondo punto del decalogo è il fisco. La Cgil, nell'immediato, sollecita la tassazione degli extraprofitti. "Non parliamo di utili ordinari, ma di extra-profitti, frutto di speculazione e impennata dei prezzi, e in tutta Europa si è aperta la discussione per intervenire", argomenta Landini: "Qui sono stati tassati solo al 25 per cento, mentre il 75 per cento di quegli extra-profitti è lì. C'è un'operazione immediata da fare".

La Cgil si oppone sia all’ipotesi della flat tax ("noi siamo per la progressività del fisco, ossia chi più ha più deve contribuire, mentre la flat tax premia i redditi alti", sottolinea il segretario generale) sia ai condoni. Al contrario, serve una "riforma fiscale progressiva e redistributiva", in linea appunto con i princìpi della nostra Costituzione.

Parimenti è l’urgenza di "abbattere l’evasione e l’elusione fiscale", che è ormai stabilmente superiore ai 100 miliardi di euro all’anno. "La lotta all'evasione - chiarisce Landini - permette la riduzione della tassazione sui redditi più bassi da lavoro e da pensione, perché non è accettabile che paghino di più delle rendite finanziarie".

Veniamo al lavoro, in particolare al contrasto della precarietà. "Occorre superare il Jobs Act – precisa la Cgil – e le norme che hanno precarizzato il lavoro, abolendo le tipologie di lavoro precario e sottopagato, introducendo un contratto unico d’ingresso a contenuto formativo ed estendendo le tutele dei lavoratori autonomi".

Essenziali sono anche la definizione di un "nuovo Statuto dei diritti per tutto il mondo del lavoro" (per Landini "i diritti non devono essere legati al rapporto di lavoro, qualsiasi persona che lavora deve avere gli stessi diritti e le stesse tutele"), il varo di un "piano per la piena e buona occupazione, in particolare per giovani e donne" e il superamento dei "divari di genere e generazionali".

Sempre in tema di lavoro, la Cgil chiede di "condizionare i finanziamenti e le agevolazioni pubbliche collegandoli alla stabilità dell’occupazione" e di operare un severo "contrasto alle delocalizzazioni". La Confederazione, inoltre, indica la necessità di "ridurre e redistribuire gli orari di lavoro per una nuova occupazione stabile e per il diritto alla formazione permanente".

La legalità è al centro della quinta proposta. Il primo aspetto riguarda l’estensione all’intero sistema di appalti e subappalti privati "del rispetto e dell'applicazione dei contratti nazionali e delle clausole sociali". Il secondo è il deciso contrasto "alle mafie, allo sfruttamento lavorativo, al caporalato e al lavoro nero".

Connessa alla legalità è la drammatica situazione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. "Basta morti sul lavoro" reclama la Cgil: un fenomeno che finora non ha visto miglioramenti (dall’inizio dell’anno sono già oltre mille le vittime), che va affrontato con un mix di azioni che vanno "dalla prevenzione alla formazione, dalla salute e sicurezza garantite ed esigibili all’inasprimento delle sanzioni".

Grande attenzione è dedicata al welfare. La Cgil, anzitutto, ritiene fondamentale "innovare il sistema pubblico e investire attraverso un piano straordinario di assunzioni e di stabilizzazione del personale precario". Mantenendo la piena centralità sia del "servizio sanitario pubblico e universalistico" sia del "sistema pubblico d'istruzione e conoscenza".

Per la Confederazione bisogna "garantire una misura universale di lotta alla povertà, come il reddito di cittadinanza" e introdurre la legge sulla non autosufficienza. Riguardo l’immigrazione, la Cgil propugna "politiche inclusive e piena integrazione e diritti civili per i cittadini migranti", sollecitando al contempo un netto cambiamento della legislazione sull’immigrazione.

Netto, infine, è il no all’autonomia differenziata: "Il divario Nord-Sud si supera unendo il Paese, non dividendolo", commenta Landini. Occorre, invece, affermare "l’esigibilità dei diritti e l’accessibilità alle prestazioni in modo uniforme in ogni territorio".

L’ottavo punto si concentra sulle pensioni. Il sistema previdenziale va modificato radicalmente, superando la riforma Fornero e "ricostruendo un sistema previdenziale pubblico, solidaristico ed equo, che unifichi le generazioni (pensione contributiva di garanzia) e le diverse condizioni lavorative (gravosi, lavoro di cura e delle donne)". Va garantita, inoltre, la flessibilità in uscita a partire da 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età. 

Gli ultimi due punti del decalogo sono dedicati alle politiche per lo sviluppo. La Cgil raccomanda la costituzione di "un’Agenzia per lo sviluppo, dotata di poteri, e di un Fondo speciale per le transizioni ambientale e digitale", allo scopo di "rafforzare gli strumenti di governo delle crisi e delle riconversioni". Serve poi un "piano nazionale per le giuste transizioni, ambientale e digitale", con l’obiettivo di "garantire tutela e continuità occupazionale, creazione di nuova occupazione e diritti".

Sempre in tema di sviluppo, la Confederazione propone un "piano strategico per l’autonomia energetica, con conseguente e fondamentale accelerazione degli investimenti nelle fonti rinnovabili". Per la Cgil, infine, è necessario "recuperare i divari territoriali e di sviluppo (a partire dal Mezzogiorno), riqualificare le grandi periferie urbane e le aree interne, e incrementare l’edilizia pubblica e sociale".