“Chiuso definitivamente”. L’informazione, senza tema di smentita, la trovi sul web se digiti “forza nuova via taranto roma” nella barra della ricerca. E quando lo leggi suona vagamente come il “vissero tutti felici e contenti” delle favole. Perché questa parabola di cielo nero, trasfigurato, alla fine, in un meraviglioso arcobaleno, è la piccola storia di resistenza – anzi, di Resistenza – di un angolo di quartiere, incastonato tra la piazza dei sindacati e di Berlinguer, Piazza San Giovanni; la chiesetta all’angolo con la via che porta alla rampa della Tangenziale Est; il mercato di via Orvieto e piazza Re di Roma.

Un tratto di via Taranto nel cuore di uno spicchio dell’Appio Latino, popolare, nonostante il centro sia dietro l’angolo e con venti minuti di buon passo si arrivi al Colosseo. Un incrocio di vie che, se si leggono i risultati elettorali, almeno quelli degli ultimi trent’anni, persino nello sfarinamento di questo periodo, ha sempre votato in maggioranza per il centro-sinistra.  

In questo contesto, pochi anni fa, nel 2016, i fascisti di Forza Nuova occuparono illegalmente alcuni locali di un palazzo dell’Ater, l’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale del Comune di Roma, con le saracinesche abbassate da molto tempo dopo la chiusura di una merceria vecchio stile che per decenni aveva venduto canottiere, pigiami e stoffe a mezzo quartiere.

Era una domenica mattina quando una decina di macchinoni accostarono in doppia fila davanti a via Taranto 57 e riversarono in strada una trentina di uomini in camicia bianca. A guardarli, in molti, male informati, pensarono che stessero pianificando l’apertura di un supermercato o magari di un grande bar pasticceria. Avrebbe restituito – sperarono in tanti – vitalità a un lungo marciapiede che tra chiusure e avventure commerciali dissennate, apparse e scomparse come meteore nel giro di un mese, era sempre più malinconico e in crisi, buono ormai solo per parcheggiare motorini.

Il quartiere – era evidente – ci rimase male quando si risvegliò in un sabato pomeriggio di inizio primavera e scoprì che, con tutta la prepotenza immaginabile, sopra quella saracinesca era apparsa, vergata direttamente sulla cornice di marmo bianco del bel palazzo in cortina, la scritta FORZA NUOVA SAN GIOVANNI. Sotto sventolava lo striscione NO IUS SOLI.

E ci rimase male quando iniziarono a montare i gazebo che occupavano il marciapiede per raccogliere firme contro la riforma del diritto di cittadinanza o distribuire pacchi alimentari solo agli italiani. E visse con crescente fastidio quei muri che iniziarono a riempirsi di manifesti vecchio stile che inneggiavano ai figli della patria (?) in un delirio di messaggi fuori dal tempo e fuori da quel luogo. In molti sono stati testimoni, in piena notte, della fervente “attività politica”. Macchine in doppia fila che caricavano nei portabagagli striscioni e manifesti, secchi, colla e spazzoloni a ogni vigilia elettorale. Una notte si distingueva, mentre la componevano sullo striscione di carta steso sul marciapiede, la scritta cubitale “ALL’ARMI SIAM FASCISTI”, prima dell’adunata organizzata a Prato a marzo del 2019. Per non parlare della pandemia, dello Skull Pub che venne aperto a un certo punto (per poi richiudere nel giro di pochi mesi, perché privo delle necessarie autorizzazioni, come accertato dall’ente di prossimità), ritrovo fisso di camerati che alla fine di ogni manifestazione no mask e no vax al Circo Massimo si riversavano nel locale a bere birra e urlare per strada cori e saluti. Da lì partì la marcia su San Lorenzo dopo l’omicidio della sedicenne Desirée Mariottini, quando l’intero quartiere trattenne il fiato in attesa di scontri minacciati con i centri sociali della zona universitaria. Roberto Fiore e gli altri capi di Forza Nuova sono stati avvistati più volte davanti a quei locali, mentre preparavano, in pieno stile Balilla, le file geometriche dei militanti in vista dei cortei, urlando nei megafoni e disturbando la quiete dei residenti.

E il quartiere? Li guardava da lontano, in un misto di preoccupazione, repulsione e ironia, mentre comitati, associazioni, il Municipio VII e singoli cittadini lavoravano determinati a porre fine a questa occupazione, scrivendo lettere, esposti e appelli a Sindaco, Prefetto e a ogni livello delle istituzioni, affinché venissero sgomberati.

Lo sgombero arrivò, alla fine, il 25 novembre del 2021. In un clamore di blindati, polizia e carabinieri che illuminarono con i lampeggianti l’alba di quel giorno, il tratto di strada venne chiuso, le saracinesche dei locali dell’Ater vennero aperte e le stanze svuotate.

Per qualche tempo non se ne è saputo più nulla. In tanti, quando ne parlavano nei bar o per strada, si accontentavano anche solo di aver compreso che quella sede di Forza Nuova non avrebbe più riaperto. Fino a quando, all’inizio di luglio, poco tempo fa, alla presenza del Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, c’è stato l’annuncio più bello. Perché in quei locali dell'Ater a via Taranto 57, sgomberati e consegnati alla cooperativa Consorzio Sintesi dalla Regione Lazio, da settembre verrà aperta la Locanda dei Girasoli, un’esperienza di ristorazione di qualità e di impresa inclusiva, che si avvale dell’impiego di giovani con la sindrome di Down, con la sindrome di Williams e altre disabilità cognitive. Un’aria nuova, quanto di più diverso potesse esserci da quella, mefitica, che si è respirata, su quel tratto di marciapiede, negli ultimi anni. Prima la pizzeria si trovava in via dei Sulpici al Quadraro, dove non è riuscita a sopravvivere al calo delle presenze dovuto all’emergenza sanitaria. Adesso rinasce in un luogo del quartiere più trafficato, meno nascosto, con la speranza di diventare un punto fermo per i tanti residenti. E con l’ambizione di riaprire più grande di prima e impiegare il doppio del personale rispetto al vecchio locale. E dopo l’incubo, riparte il sogno interrotto. Dopo il cielo nero, spuntano i girasoli.

Una favola pulita. Un lieto fine, una volta tanto. “Dal letame nascono i fior”. E vissero tutti felici e contenti.