Un applauso liberatorio è partito spontaneamente poco dopo le 12 davanti ai cancelli per l’accesso del pubblico della cittadella giudiziaria della capitale. Proprio lì da un paio di ore lì si erano riunite centinaia di persone per far sentire ad Andrea Costa, presidente di Baobab Experience e alle due volontarie che con lui erano state incriminate per favoreggiamento della immigrazione clandestina, quella solidarietà che qualcuno vorrebbe equiparare a reato.

A far scattare il battimano un sms che dall’interno dell’aula dove si stava tenendo il processo comunicava l’assoluzione con formula piena perché “Il fatto non sussiste”. Il giudice, dopo una breve camera di consiglio, ha sancito che promuovere una colletta per pagare il biglietto del bus da Roma a Ventimiglia a nove migranti attesi nel campo di accoglienza della Croce Rossa non è un crimine. Quel che appare sconcertante, però, è come mai sia stato possibile che per questo motivo Costa sia stato denunciato, oggetto di lunghe indagini, intercettazioni telefoniche, pedinamenti, e poi rinviato a giudizio…

 

“Sono soddisfatto – ha detto Andrea Costa all’uscita dei cancelli del Tribunale visibilmente emozionato – perché un giudice ha sancito quello che già sapevo: che il fatto non sussiste. Ora qualcuno lo ha messo nero su bianco. In questi anni è stata dura sapere di essere sotto indagine pur avendo la consapevolezza di aver agito in modo corretto”. L’abbraccio di quanti si erano dati appuntamento a piazzale Clodio è stato caloroso, insieme a loro diversi migranti che in Baobab hanno un punto di riferimento. E proprio guardando loro Costa ha aggiunto: “Rifarei tutto, continueremo ad aiutare le persone che hanno bisogno, così come sta avvenendo con i profughi che arrivano dall’Ucraina”.

“Soddisfazione per assoluzione Andrea Costa. La solidarietà non è reato!”. È quanto ha affermato Giuseppe Massafra, segretario nazionale della Cgil, che ha aggiunto: “Ci aveva sconcertato l’impianto accusatorio che attribuiva a Costa la responsabilità di aver favorito l’immigrazione clandestina solo per aver aiutato nove cittadini africani che, come accade a migliaia di altri profughi, fuggivano da guerra e miseria. Impianto che è crollato, riportando giustizia sulla vicenda e compiendo un passo avanti lontano da quel clima che negli anni scorsi ha cominciato a criminalizzare il lavoro delle ong e di quanti offrono solidarietà”.

Moltissime le reazioni alla sentenza. Tra queste una nota dell’Arci: “Dopo sei anni di indagini e pedinamenti, è finalmente arrivata la sentenza assolutoria. L’assoluzione è piena perché il fatto non sussiste: siamo molto felici, soddisfatti e sollevati. Si conferma così il principio che chi aiuta non può essere accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, così come afferma una sentenza della Corte Costituzionale. Questo reato, infatti, fino ad oggi è stato contestato più a chi aiuta anziché a chi lucra sulla pelle degli stranieri. Giustizia è fatta!”.

Anche da oltre confine è arrivata soddisfazione per la sentenza. “Il presidente di Baobab Andrea Costa è stato assolto, insieme a due attivisti, dalle assurde accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. Scrive in una nota Sea-Watch, Ong tedesca di ricerca e soccorso in mare, e aggiunge: “Non esiste il reato di solidarietà. L’ennesima criminalizzazione si conclude con l’ennesima assoluzione.