Centomila fuorisede, il numero più alto tra le regioni italiane, con a disposizione solo 8.758 posti letto nelle residenze pubbliche: meno di uno su dieci ha la possibilità di trovare posto negli studentati universitari. In Lombardia, scelta nel 19 per cento dei casi da chi decide di lasciare la propria città per studiare, gli alloggi pubblici sono nettamente insufficienti per rispondere ai bisogni dei ragazzi, soprattutto a Milano, ma anche a Pavia e Bergamo. È quanto emerge dal dossier sulla situazione abitativa elaborato dall’Unione degli universitari (Udu), con la collaborazione di Cgil, Cisl e Uil e i sindacati degli inquilini Sunia, Sicet e Uniat, e presentato a dicembre 2021, da cui risulta che il diritto allo studio di fatto non ha casa in Lombardia.

Le risorse sono insufficienti per coprire le spese correnti, i costi di funzionamento e manutenzione delle strutture esistenti: 23,2 milioni di euro stanziati ogni anno dalla Regione in conto gestione, senza distinguere tra università private o pubbliche, più un milione destinato dall’anno scorso per il sistema dei collegi, presenti all’Università di Pavia e alla Cattolica di Milano. Variazioni e nuovi criteri introdotti nel 2019, ispirati alla standardizzazione e al contenimento dei costi a discapito della qualità del servizio, hanno fatto sì che ci siano enti che hanno visto un forte decremento del contributo.

D’altra parte, anche le risorse finalizzate al potenziamento dell’offerta pubblica sono inadeguate. In Lombardia risultano attivi otto progetti di nuove costruzioni e ampliamento per complessivi 1.431 posti letto, tutti nell’hinterland milanese: la Fondazione collegio delle università milanesi con 110 nuovi posti letto, la Fondazione Housing sociale con 266, l’università Bocconi con 300, l’Humanitas University a Pieve Emanuele con 240, il Politecnico con 246 e l’università Bicocca con 269 nuovi posti letto. A questi si aggiungano i 460 posti di una nuova residenza a Bergamo, nell’ex caserma di Mentelungo. A conti fatti, però, in dieci anni la Lombardia ha visto un incremento dei letti inseriti nel sistema del Dsu, diritto allo studio universitario, pari solo al 20 per cento, meno di quanto hanno fatto altre Regioni.

“Il Pnrr prevede uno stanziamento di 960 milioni di euro per le residenze universitarie", si legge nel dossier: "Gli atenei lombardi possono prevedibilmente ottenere un cofinanziamento statale tra i 150 e i 250 milioni di euro, da cui è realisticamente difficile si possano realizzare più di 8.500-9.000 posti letto. Così l’obiettivo nazionale di aumentare di circa il 150 per cento i posti appare irraggiungibile se non intervengono altri soggetti per aumentare il cofinanziamento”.

E se accedere a una residenza universitaria per un fuorisede in Lombardia è un miraggio, la borsa di studio che dovrebbe coprire il costo dell’alloggio e le spese accessorie a Milano a stento consente di pagare l’affitto. Qui si supera ogni record nazionale, con 579 euro per una camera singola e 345 per una doppia. E mentre il canone concordato fatica ad affermarsi, decollano gli studentati privati. Negli ultimi vent’anni sotto la Madonnina è cresciuto l’impegno di grandi società che investono sul mercato dello student housing, ma con prezzi inaccessibili, da 607 euro in doppia e 1.051 in singola nella residenza Giovenale di prossima apertura, a 818 euro per una doppia a mille euro in singola nel Campus Lambrate.

Per migliorare la situazione abitativa degli studenti in Lombardia, l’Udu ha sviluppato un piano articolato in dieci punti che è rivolto innanzitutto alla Regione, ma anche a tutti i soggetti politici, istituzionali e rappresentativi interessati, per garantire pieno diritto allo studio e alla casa, oltre a creare nuove opportunità lavorative. Si va dall’adozione di un piano regionale triennale degli interventi e dei servizi per il diritto allo studio universitario a un costante monitoraggio dei risultati raggiunti in tema di residenzialità, anche in rapporto ad altri territori dell’Italia e dell’Unione Europea; dalla semplificazione del modello gestionale del diritto allo studio in Lombardia a un rafforzamento delle politiche regionali di coordinamento.

E ancora: modifica dei criteri di merito per allargare la platea degli aventi diritto alla borsa di studio e all’alloggio universitario; uso del Recovery Fund grazie a co-finanziamento regionale; aumento degli investimenti regionali per migliorare le residenze; aiuti agli studenti fuori sede; costituzione di un osservatorio sulla condizione abitativa degli studenti, come luogo di analisi e indagine; dialogo con il governo attraverso la Conferenza Stato-Regioni, per sollecitare un incremento del fondo nazionale affitti per gli universitari.