Nella notte tra il 3 e il 4 dicembre del 1999 muore a Roma Nilde Iotti, partigiana, madre costituente, prima donna nella storia dell’Italia repubblicana a ricoprire una delle tre massime cariche dello Stato, la Presidenza della Camera dei deputati. “E' stata una donna unica”, riesce solo a dire Giglia Tedesco.

“Purtroppo anche le stelle più belle cadono dal cielo”, sarà il commento di Walter Veltroni, cui farà eco Luciano Violante affermando: “Presidente Iotti sei uscita per l’ultima volta da quella porta. È l’ultima volta che attraversi questa piazza. È l’ultima volta che questo popolo ti saluta. Noi portiamo nei nostri occhi la tua immagine, nei nostri cuori il tuo affetto severo, nelle nostre intelligenze la tua intelligenza”. Una folla commossa e sterminata si recherà a Roma per l’ultimo saluto ed il 5 dicembre Piazza Montecitorio è stracolma.

“Un lungo applauso sulle note di Chopin e la cerimonia più triste ha inizio - riporta Repubblica - Sono passate da poco le tre del pomeriggio di una giornata fredda e piena di sole. Il feretro di Nilde Iotti lascia piazza Montecitorio. Gonfaloni, corone di fiori e una folla di gente commossa. Discorsi di Stato lontani dall’ufficialità delle grandi occasioni, commenti di amici, compagni e avversari che usano parole come emozione, cuore, intelligenza, onestà (…) Il ritratto continua, arricchendosi di minuto in minuto di particolari, ricordi, sorrisi, lacrime. E si completa con l’emozione della folla: compagni arrivati da Reggio Emilia, parlamentari, vecchi amici, turisti persino. Con lei se ne va una parte della mia storia, commenta qualcuno. Qualcun altro, un piccolo gruppo di donne, alza il pugno. E un artista di strada disegna con la china il suo volto. Ci scrive su: Ciao bella signora”.

“Se n’è andata in punta di piedi, ma a testa alta come in tutta la sua vita - scrive l’Unità - Il tracollo di Nilde Iotti - una nuova crisi cardiaca, improvvisa ma non inattesa - è avvenuto qualche minuto prima della mezzanotte, tra venerdì e sabato, nella casa di cura Villa Luana a Poli, un paesino di mezza montagna a quaranta chilometri da Roma, dove Mario Spallone, il suo medico da sempre come lo era stato di Togliatti, la curava amorevolmente da quando una complessa serie di mali aveva cominciato a minare irreversibilmente la pur forte fibra. Nella notte il dolente tam-tam raggiunge i più alti palazzi romani, e all’alba già le auto si rincorrono su per i tornanti dei monti Prenestini. C’è un segno della discrezione di Nilde Iotti anche in questo volontario eremo: stare lontana, soffrire con dignità, disturbare il meno possibile”.

“Lascio con rammarico dopo oltre 50 anni di lavoro il mio incarico di parlamentare - aveva detto pochi giorni prima tra gli applausi unanimi dell’intero schieramento parlamentare - Mi auguro che lo spirito di unità per cui mi sono sempre impegnata prevalga nei confronti dei pericoli che minacciano la vita nazionale. Vi ringrazio per la cortesia”. Siamo noi a dover dire grazie a te, Nilde. Per il tuo coraggio, la tua forza, la tua competenza, il tuo spessore, la tua grazia, il tuo senso delle istituzioni, il tuo esempio, la tua serietà.

“Io credo  - ci dicevi in una delle ultime interviste televisive rilasciata a Enzo Biagi che ti chiedeva che cosa ti augurassi per il futuro - che sarebbe un fatto estremamente importante se il giorno che avessimo portato il nostro Paese fuori dal guado potessimo dire che, dall’inizio alla fine della nostra battaglia, comunque ci siamo chiamati e qualunque forma abbiamo dato alla nostra attività politica, noi abbiamo servito per difendere i lavoratori, per garantire la libertà degli individui e la democrazia del nostro Paese”.

Grazie Nilde, anche per questo.

 

Continueremo a lavorare per portare il nostro Paese fuori dal guado, per difendere i lavoratori, per garantire la libertà degli individui e la democrazia del nostro Paese.

 

Con la consapevolezza di servire una causa grande, una causa giusta, una causa che è nostra, che è stata, e rimane, anche tua.