Il 22 novembre del 1973 un Decreto della Presidenza del Consiglio scioglie l’organizzazione Ordine Nuovo fondata da Pino Rauti (un iter simile verrà seguito tre anni dopo per un altro gruppo dell’estrema destra extra parlamentare, Avanguardia nazionale).

E sì, perché le organizzazioni politiche neo fasciste si devono e si possono sciogliere, lo dice il buon senso, lo dice la Legge.

L’apologia del fascismo, nell’ordinamento giuridico italiano, è un reato previsto dall’art. 4 della legge Scelba attuativa della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione.

“Ai fini della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione - recita l’articolo 1 della legge - si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.

(…)

Chiunque fa propaganda per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità indicate nell’articolo 1 è punto con la reclusione da sei mesi a due anni e con la multa da lire 400.000 a lire 1.000.000. Alla stessa pena di cui al primo comma soggiace chi pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche. Se il fatto riguarda idee o metodi razzisti, la pena è della reclusione da uno a tre anni e della multa da uno a due milioni. La pena è della reclusione da due a cinque anni e della multa da 1.000.000 a 4.000.000 di lire se alcuno dei fatti previsti nei commi precedenti è commesso con il mezzo della stampa. La condanna comporta la privazione dei diritti previsti nell’articolo 28, comma secondo, numeri 1 e 2, del c.p., per un periodo di cinque anni.

(…)

Chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste è punito con la pena della reclusione sino a tre anni e con la multa da 400.000 a 1.000.000 di lire. Il giudice, nel pronunciare la condanna, può disporre la privazione dei diritti previsti nell’articolo 28, comma secondo, numeri 1 e 2, del codice penale per un periodo di cinque anni”.
“Siccome siamo una Repubblica democratica fondata sul lavoro e antifascista per Costituzione, lo chiederemo sempre finché non verremo ascoltati: le organizzazioni che si richiamano al fascismo, come Forza Nuova, vanno sciolte”, diceva il segretario generale della Cgil Maurizio Landini durante le conclusioni di Futura 2020 nel novembre scorso.

Un appello ripreso durante l’assemblea generale convocata d’urgenza il giorno successivo all’attacco alla sede confederale dell’ottobre scorso, ribadito al premier Draghi in visita alla Confederazione e fatto proprio da personaggi importanti della politica e della società civile.

“I fatti di Roma - scriveva sul suo profilo Facebook Valentina Cuppi sindaca di Marzabotto - sono solamente l’ultima goccia.  È ora di dire basta alla violenza squadrista e fascista. Un basta definitivo. È ora, come già richiesto dall’Anpi nell’appello “Mai più fascismi”, di sciogliere Forza Nuova, CasaPound, Lealtà Azione, Fiamma Tricolore e tutti i partiti e movimenti che si rifanno alle idee e alle pratiche del fascismo. È ora di sostenere le iniziative parlamentari finalizzate a bandire le organizzazioni neofasciste di estrema destra. È ora, insomma, di fare semplicemente questo: di applicare la Costituzione e la legge contro chi dalla legge è fuori da sempre”. 

Se non ora - non possiamo fare a meno di chiederci - quando?