Siracusa, cronaca di un disastro annunciato. Con uno schema che si ripete immutabile per gran parte della Sicilia Orientale e che abbiamo già raccontato su Catania, anche la città di Siracusa è finita sott'acqua. La pioggia eccezionale e incessante, in 36 ore, ha messo a nudo tutti i problemi che conosciamo bene e che il sindacato, inascoltato, denuncia da anni. 

"Non siamo in grado di affrontare l’emergenza - ci spiega al telefono Salvo Carnevale, segretario generale della Fillea Cgil provinciale, mentre annuncia con un briciolo di speranza che un timido raggio di sole si fa strada tra la pioggia che ricomincia a cadere -. Fortunatamente non ci sono stati morti, ma di fatto l'intera provincia è isolata. Qui, rispetto a Catania, dove la situazione è precipitata in pochissime ore, per un giorno e mezzo il maltempo non ha concesso tregua, causando diversi smottamenti, l'esondazione di alcuni fiumi e l'evacuazione di molti residenti. Le cose che purtroppo accadono sempre più spesso in Italia, dove la gestione del territorio non esiste".

Una storia che abbiamo già sentito. Il cambiamento climatico, la tropicalizzazione, la pioggia incessante incontrano terreni dove non si fa più alcuna manutenzione, dove la cementificazione spesso selvaggia e la mancanza di canali di scolo provocano in poco tempo un dissesto idrogeologico che poi lascia ferite per anni. "Una prima conta dei danni, tra strutture pubbliche e private, arriva a 100 milioni di euro - ci dice sconsolato il dirigente sindacale degli edili -. Adesso assisteremo al solito rimpallo delle responsabilità. Ieri, nel momento più critico, la protezione civile, al tavolo di coordinamento con la prefettura, ha fatto l'elenco delle arterie stradali interrotte. Gran parte di queste erano strade provinciali. In pratica non era più possibile spostarsi da un comune all'altro della provincia. Persone uscite nelle primissime ore della mattina per recarsi al lavoro non sono potute rientrare a casa, alcuni centri abitati sono rimasti isolati, una gestione da dilettanti allo sbaraglio. Dobbiamo ringraziare la protezione civile che si è attivata subito per arginare i problemi connessi alla viabilità, lavorando senza sosta.

Allo stesso tempo - ci dice Salvo Carnevale - non possiamo non riflettere sul disastro seguito all'abolizione delle province che ha determinato, di fatto, l'azzeramento degli interventi sulle strade provinciali e sulle scuole, causando situazioni di emergenza in tutti i casi di fenomeni atmosferici eccezionali. L'ennesima prova che l'abolizione delle province ha fallito completamente l’obiettivo. Nella fase più drammatica è sempre difficile attribuire responsabilità, ma non vorremmo che domani si dicesse che è colpa di tutti e quindi di nessuno. La gestione dei liberi consorzi ex province, la mancanza di qualsiasi tipo di programmazione rispetto a interventi straordinari sui canali di smaltimento dell'acqua, la sottovalutazione della condizione idrogeologica di città e provincia che necessita di un lavoro enorme di manutenzione sono elementi sotto gli occhi di tutti. Siamo in grado adesso di arrivare a una svolta su questi temi? Di pianificare il futuro del territorio per metterlo in sicurezza? Abbiamo i soldi per questi investimenti? Ci vuole un impegno vero delle autorità competenti per fugare il dubbio, che pure è forte, che non siamo in grado, in realtà, di poterlo fare. In molti denunciano il fatto che non sappiamo nemmeno usare le risorse che pure ci sarebbero.

Questi fenomeni purtroppo si ripetono sempre più spesso, gli abitanti di queste zone sono preoccupati, c'è molto scoramento. Rincorriamo i fiumi che esondano, gli smottamenti, come si fa? Non è umanamente possibile, si deve programmare prima. Siamo di fronte a un cambiamento climatico, ci vuole un'operazione straordinaria. Sero che la preoccupazione e la paura siano di stimolo perché ci siamo presi un bello spavento".

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