Il ministero della Pubblica istruzione ha indicato il 1° settembre come inizio delle attività ordinarie di rafforzamento degli apprendimenti (terza parte del Piano Scuola) e fissato la data in cui possono iniziare le lezioni. Si ricomincia! Come ogni anno tra dubbi, ritardi, incertezze, perplessità, voglia di ripartire. Perché è sempre vero l’antico adagio che ci si rende conto del valore delle cose soprattutto quando non si hanno più.

“Pensa agli innumerevoli ragazzi che presso a poco a quell’ora vanno a scuola in tutti i paesi - leggevamo da piccoli su Cuore - (…) vestiti in mille modi, parlanti in mille lingue, dalle ultime scuola della Russia quasi sperdute tra i ghiacci alle ultime scuole dell’Arabia ombreggiata dalle palme, milioni e milioni, tutti a imparare in cento forme diverse le medesime cose; (…) e pensa se questo movimento cessasse, l’umanità ricadrebbe nella barbarie; questo movimento è il progresso, la speranza, la gloria del mondo”.

Un'ipotesi probabilmente ritenuta lontana fino a non poco tempo fa e oggi invece preoccupantemente attuale, preoccupantemente concreta. Il 5 marzo ormai di due anni fa chiudevano, in Italia, tutte le scuole di ogni ordine e grado. Certo la didattica è andata avanti, abbiamo avuto - non tutti! - la Dad, la ormai famigerata didattica a distanza. Ma a quale prezzo?

“Almeno 463 milioni di bambini le cui scuole sono state chiuse a causa della pandemia non hanno avuto la possibilità di usufruire della didattica a distanza”, affermava lo scorso anno la direttrice esecutiva dell’Unicef Henrietta Fore. “Si stima - riportava l’Istat - che durante il lockdown siano stati approssimativamente 3 milioni (tenendo conto dei dati del 2019) gli studenti di 6-17 anni che per la carenza di strumenti informatici in famiglia o per la loro inadeguatezza potrebbero aver incontrato difficoltà nella didattica a distanza. Una mancanza che, ancora una volta, si accentua nel Mezzogiorno, dove si ritiene che arrivi ad interessare circa il 20 per cento dei bambini”.

Bambini in larga percentuale non autosufficienti, affidati in tutto e per tutto alla cura di un genitore, la mamma nella stragrande maggioranza dei casi. Ragazzi, bambini, piccoli grandi uomini, piccole grandi donne che nonostante le mille difficoltà non hanno mai smesso di andare avanti, spesso insegnando a noi adulti disciplina e resilienza.

Non è stato facile, probabilmente continuerà a non esserlo, ma voi, ragazzi, continuate a studiare, “istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza”. E in questa strada in salita ricordate che non sarete mai soli. “Sognate con grande ambizione, guidate con cognizione, guardatevi in un modo in cui gli altri potrebbero non vedervi. Noi saremo lì con voi”.

“Io credo in voi giovani - diceva nel novembre del 1978 Sandro Pertini - Se non credessi in voi dovrei disperare dell’avvenire della Patria, perché non siamo più noi che rappresentiamo l’avvenire della Patria, siete voi giovani che con la vostra libertà, con il vostro entusiasmo lo rappresentate. Non badate ai miei capelli bianchi, ascoltate il mio animo che è giovane come il vostro. Voi non avete bisogno di prediche, voi avete bisogno di esempi, esempi di onestà, di coerenza e di altruismo”.

Con l’augurio che per voi la scuola sia soprattutto questo, buon lavoro ragazzi! Con la speranza che questa volta "andrà tutto bene" per davvero.

Fa la punta alla matita
e corri a scrivere la tua vita.
Scrivi bene, senza fretta
ogni giorno una paginetta.
Scrivi parole diritte e chiare:
Amare, lottare, lavorare.