Sono almeno 20mila, per ora, gli ettari di territorio bruciati dalle fiamme nell’oristanese. Un inferno che ha squarciato l’estate e in poche ore ha cambiato e segnato il territorio. La cicatrice nera e spettrale che resterà su questa parte dell’isola, quando tutto – si spera presto – sarà finito, sarà visibile per anni, sfigurando il verde della campagna.

Cinque Canadair della flotta nazionale hanno ripreso a lanciare acqua stamane, sui roghi che vanno avanti ormai da 48 ore. L'area colpita ormai si estende anche su parte del Nuorese. Un numero ancora imprecisato di animali è rimasto ucciso, in un fine settimana fra i più disastrosi che si ricordino da queste parti. Le immagini arrivate ieri dai luoghi del rogo sono sconvolgenti: greggi carbonizzate, il cielo oscurato dal fumo, fiamme ovunque, a ridosso di case e strade, a illuminare la notte e a tenere svegli interi paesi. Il fuoco ha devastato i boschi del Montiferru, fra le zone verdi dell'isola, e aziende agricole e costretto centinaia di uomini e donne, fra sabato e domenica, a lasciare le loro case per precauzione. Non sono ancora potute rientrare un'ottantina di persone: 50 anziani di una casa di riposo di Cuglieri, uno dei Comuni più colpiti dalle fiamme, e trenta abitanti di Borore, provincia di Nuoro. Sono attesi altri quattro Canadair, due dalla Francia e altrettanti dalla Grecia: i primi sono in volo verso la Sardegna, gli altri due sono già atterrati ad Alghero alle 4.30.

“I danni economici sono incalcolabili”, ci ha detto al telefono la segretaria della Flai di Oristano, Roberta Manca. Tra i simboli del disastro, tanto per comprendere le proporzioni di quello che sta accadendo, raccontato dalla drammaticità delle immagini che rimbalzano sui tg e sui giornali, la distruzione di un oliveto che era lì da quasi 2000 anni, ci dice sconsolata la dirigente sindacale.

“Il dramma è che i fuochi sul Montiferru per ora non si riescono a spegnere, ormai a distanza di ore e nonostante l’intervento dei canadair dalla Grecia e dalla Francia e gli aiuti internazionali. È uno scenario di guerra, tutto è bruciato, per strada si vedono le carcasse degli animali carbonizzati”.

Qual è la situazione degli operai forestali che stanno lavorando da ore? “Il loro impegno è encomiabile. I dipendenti di Agenzia Forestas sono sfiniti, ho da poco sentito uno di loro che ha staccato ieri notte alle 11 di sera e ripreso stamattina alle 5. Sono loro a occuparsi di prevenzione, in prima linea con la campagna antincendio. Donne e uomini con un’età media di 58 anni, costretti a fronteggiare le fiamme con mezzi e strumenti malandati e da medioevo, laddove la protezione civile ha i mezzi nuovi e all’avanguardia. Eppure sono proprio gli operai di Forestas ad essere formati sull’antincendio”.

Cosa prova a vedere quello che sta accadendo? “C’è più di un fronte del fuoco, difficile pensare sia scoppiato per cause naturali. E i motivi sono tanti e sono i soliti, a partire dalla speculazione edilizia. È molto triste. E quando il problema è l’uomo, purtroppo non risolvi tutto con la prevenzione”.

Si parlava dei danni, all’inizio. Quello ambientale è incalcolabile, dicevamo. A Cuglieri, nell'Oristanese, il Comune traccia un primo bilancio dell'inferno di fuoco che ieri ha assediato il paese del Montiferru e raggiunte le case. Nella serata di ieri, sostenuto da un fortissimo vento, l'incendio si è esteso lungo un fronte di diversi chilometri e l'accesso alla strada verso il monte è stata chiusa. Buona parte delle squadre dei vigili del fuoco in quel momento erano già impegnate a Santu Lussurgiu, dove le fiamme avevano raggiunto nel pomeriggio la parte alta del paese, da cui si stavano evacuando le persone. “I danni sono immensi, il Montiferru, la flora e la fauna sono perduti, la valle degli olivi, l'olivastro millenario non esistono più", segnala l'amministrazione comunale di Cuglieri. "Aziende intere distrutte, animali bruciati, molti hanno perso tutto. Non ci sono state vittime grazie alla macchina dei soccorsi e alle persone di Cuglieri, che unite hanno fatto fronte a questa catastrofe senza precedenti. L'emergenza non è finita, il fuoco non si è fermato e i luoghi vanno messi in sicurezza, bonificati.

Chiediamo alla segretaria della Flai quali sono le preoccupazioni sul fronte economico. “Il danno economico è terribile. Questa è la zona per eccellenza del settore primario. Qui abbiamo un’azienda leader per la trasformazione del latte e sono tantissime le aziende zootecniche. I vigneti della malvasia, per fare un esempio, sono tutti in fumo. Le famiglie sfollate sono più di 1500, persone che probabilmente non hanno più una casa. E le fiamme, ci dicono i lavoratori in prima linea, hanno distrutto anche cantieri forestali che danno lavoro ai dipendenti di Forestas”.