Nel piano nazionale delle cronicità del 2016 si stimava che circa il 70-80% delle risorse sanitarie a livello mondiale fosse destinato alla gestione delle malattie croniche, che riguarda il 42% della popolazione italiana (Istat, 2018). Una cifra rilevante, ma anche preoccupante, se si considera che la probabilità di avere una malattia cronica aumenta con l’età e che la quota di popolazione anziana in Italia è in continua crescita (si prevede che nel 2040-2045 arriverà al 33%). L’invecchiamento della popolazione è dovuto sia all'allungamento dell’aspettativa di vita sia al calo della natalità.

Una conquista da attivare
La longevità è certamente una conquista, ma se l’invecchiamento della popolazione non è accompagnato da politiche per mitigare i problemi a esso connessi, ad esempio la cronicità e la non autosufficienza, non si potrà parlare di vera conquista. Le sfide quindi sono: come essere sostenibili da un punto di vista economico e sociale? come bilanciare i bisogni di generazioni diverse? le nuove tecnologie e i nuovi modelli organizzativi e di cura possono aiutare a risolvere questi problemi?

In molti sostengono che le nuove tecnologie possano favorire l’autonomia, l’empowerment e la centralità della persona all’interno dei percorsi di cura, nella gestione della propria salute. La tecnologia, inoltre, può aiutare a superare le barriere della distanza, erogando le attività sanitarie con modalità digitali e con tecnologie che portino l’eccellenza in prossimità dell’utente.

Il ruolo della ricerca 
In questo contesto l’università, con i suoi docenti, ricercatori e studenti, è chiamata a immaginare e disegnare nuovi percorsi di cura, sviluppando sistemi che supportino il cambiamento richiesto dalla transizione tecnologica e demografica. È in questo contesto che la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e lo Spi Cgil hanno stipulato un accordo, un patto di sistema fra generazioni, in cui chi svolge le attività di ricerca può beneficiare della collaborazione di chi conosce i bisogni, le abitudini e i comportamenti della popolazione anziana. Viceversa, chi rappresenta gli interessi della popolazione anziana può avvalersi delle competenze e conoscenze dei ricercatori per ridisegnare gli scenari attuali, co-progettando gli strumenti e i percorsi per migliorare le condizioni di vita e salute.

Sperimentazione inedita
Fra le prime sperimentazioni che vedranno coinvolti i tesserati Spi Cgil e i ricercatori del Laboratorio management e sanità dell'Istituto di management della Scuola Sant’Anna di Pisa, vi è il progetto, finanziato dal ministero della Salute, volto a costituire un osservatorio nazionale dell’esperienza di cura vissuta dalle persone con malattie croniche. L’osservatorio nasce dall’iniziativa dell’Ocse Patient Reported Indicators Survey (PaRIS), per confrontare l’esperienza e la soddisfazione dei pazienti nei Paesi membri. In Italia il questionario sarà sperimentato tra la fine del 2021 e l'inizio 2022 nelle regioni Toscana, Puglia e Veneto.

Lo Spi Cgil aiuterà i ricercatori non solo a comprendere meglio i bisogni della popolazione anziana, ma anche a definire più puntualmente il metodo di raccolta delle informazioni in termini sia di tecnologia sia di modalità di presentazione dei quesiti. Un primo passo verso la co-progettazione degli strumenti di monitoraggio, che si avvalgono della tecnologia, per catturare, in modo sistematico e standardizzato, i bisogni e la valutazione della popolazione che vive con la cronicità, a supporto del servizio sanitario nazionale.

Milena Vainieri, Scuola universitaria superiore Sant'Anna di Pisa