La Cgil Veneto prende posizione su processo Pfas, bonifiche, sorveglianza sanitaria e alimentare, sottolineando che sulle tesi del collegio difensivo degli imputati dei reati di inquinamento ambientale e bancarotta fraudolenta nella vicenda sarà la magistratura, nella sua piena autonomia, ad accertare i fatti e le responsabilità penali relative ai reati contestati. 

"Auspichiamo - dichiara Paolo Righetti, della segreteria confederale Cgil Veneto - che sia sancito il principio che chi inquina paga. Ma è da tempo evidente la responsabilità etica e l’irresponsabilità sociale e ambientale delle varie proprietà di Miteni, delle multinazionali che l’hanno controllata e dei loro dirigenti: per la mancata applicazione di qualsiasi principio di precauzione, per l’assenza di comunicazione agli organismi competenti sull’inquinamento in atto dei terreni e delle falde acquifere, per i ritardi e l’insufficienza degli interventi di messa in sicurezza, per le carenze nella sorveglianza sanitaria dei lavoratori e l’enorme sottovalutazione dell’altissima concentrazione di Pfas e Pfoa nel loro sangue". 

"Una gestione del processo produttivo e delle sue correlazioni che ha portato a un disastro ambientale con gravi conseguenze sul territorio e sulla salute della popolazione e dei lavoratori coinvolti. Uno dei più grandi disastri ambientali e sanitari in tutta Italia, che purtroppo continua e continuerà nel tempo a produrre effetti devastanti. Per questo, ribadiamo la necessità di riprendere tempestivamente a garantire la continuità della sorveglianza sanitaria e accelerare il completamento della messa in sicurezza operativa degli impianti, condizione necessaria per avviare realmente la bonifica dei terreni e delle falde sotterranee nell’area del sito produttivo", prosegue il dirigente sindacale. 

"A tal fine, sollecitiamo la Regione, che ne ha la responsabilità, a dare piena attuazione a tutti gli interventi previsti e programmati nella Conferenza dei servizi del 31 gennaio scorso e garantire il completamento delle opere acquedottistiche necessarie a realizzare nuove condotte di approvvigionamento per l’erogazione di acqua pulita e libera da Pfas in tutti i territori coinvolti, sia per l’uso potabile sia per l’utilizzo negli allevamenti e nelle produzioni agricole. Così come deve essere garantita la totale trasparenza e il pubblico accesso a tutti i dati relativi alle indagini e alle analisi effettuate sulla catena alimentare e sulla possibile contaminazione degli alimenti, come peraltro sancito proprio nei giorni scorsi dal Tar del Veneto. Vanno inoltre effettuati ulteriori approfondimenti necessari a conoscere la situazione reale e ad attivare tutte le conseguenti misure di precauzione e di tutela della sicurezza alimentare e della salute"., conclude il sindacalista.