Tutto fermo. In Alto Adige il lockdown aveva già chiuso di fatto una stagione che non è mai partita, come racconta nel video (a cura della Cgil/Agb) Fabian Bernmeister, maestro di sci nell’area di Monte Cavallo, a Vipiteno. “Un danno enorme”, ci spiega Antonella Costanzo, segretaria Filcams Cgil/Agb. “Oggi sono attivi solo i rapporti di lavoro a tempo indeterminato, circa 7mila, a fronte di una media che normalmente conta poco meno di 40mila contratti. E comunque i dipendenti sono tutti in Fis. Alcuni grandi alberghi hanno anche tentato di riprendere subito dopo Natale, ma i costi, se il numero degli ospiti non è a regime, finiscono per essere troppo alti. Possiamo almeno dire che, dall’inizio dell’emergenza sanitaria, il 99 per cento delle aziende del turismo da noi ha anticipato ai lavoratori il trattamento. Lo abbiamo contrattato con l’associazione turistica e, di volta in volta, lo abbiamo riconfermato”.

La segretaria non nasconde, con amarezza, che la gestione della pandemia in Alto Adige è stata fallimentare, il monitoraggio è saltato del tutto. “Se pensiamo che quest’anno la Pasqua arriva presto, qualora la stagione non dovesse riprendere con la primavera inoltrata purtroppo si avvierebbe un meccanismo di chiusura di tante piccole aziende che non reggerebbero a una nuova perdita. A rischio i pubblici esercizi e molte imprese familiari. All’inizio proprio il carattere familiare di molte attività è stato una fortuna: finché devi coprire il costo di una manciata di stipendi mancanti, all’interno di uno stesso nucleo, puoi ammortizzarne il peso, ma, per gli stessi motivi, se la crisi si allunga, la tenuta viene meno”.

“Due sono le cose fondamentali – ci dice Antonella Costanzo –, i ristori alle imprese e un eventuale prolungamento della naspi. Che non deve essere solo uno strumento nazionale, ma territoriale. I nostri lavoratori stagionali del turismo hanno terminato tutte le settimane utili ai fini della contribuzione, se anche cominciassero a primavera, non maturerebbero contribuzione sufficiente e a questo problema dobbiamo pensarci ora, per non lasciare le persone senza reddito e senza contributi”.

Non è meno allarmante la situazione degli addetti degli impianti a fune. Anche in Alto Adige sono tra quelli più colpiti dalla crisi della stagione. La segretaria della Filt Cgi/Agb, Anita Perkmann, ci dà qualche dato su cui riflettere. Nel territorio la forza lavoro mediamente impiegata è di 2200 addetti, di cui 800 stagionali. Tra questi, i più esposti alla mancata apertura, per fortuna ci sono moltissimi agricoltori che possono difendersi con le loro attività legate alla gestione del maso. Per i 1400 fissi, in gran parte è stato un inverno di ammortizzatori sociali, se si eccettuano alcuni giorni di impiego per lavori di manutenzione impianti.