I tempi complessi che stiamo vivendo ci impongono, oggi più che mai, di interrogarci sul concetto di etica nel sindacato. Vorrei soffermarmi su ciascuna delle tre parole che compongono questa frase ("etica nel sindacato") per cercare di spiegare al meglio il ragionamento che intendo fare.

Etica o morale?
Innanzitutto, non da ora, ritengo che sia opportuno parlare di "etica" e non di "morale", anche se spesso i due termini si sovrappongono nel linguaggio di tutti i giorni. L'etica, che in filosofia analizza il comportamento ritenuto corretto, contiene nel suo più profondo significato la ricerca di uno o più criteri che permettono alla persona di gestire in modo consono la propria libertà. Concetti che si uniscono perfettamente all'etimologia del vocabolo "sindacato" che, come è noto, deriva dal greco e significa insieme per la giustizia. Da questo punto di vista la preposizione "nel" della frase che sto analizzando è parte sostanziale e non secondaria. Dunque l'etica (non la morale, che indica la condotta diretta da norme ed è sostanzialmente oggetto di studio dell'etica) nel sindacato riguarda i comportamenti delle persone che agiscono nelle organizzazioni e che, anche questo va detto con grande chiarezza, non sono immuni dagli stessi problemi e dalle stesse debolezze o vizi che si possono incontrare in tutte le comunità umane.

Rappresentanti della sicurezza
Sul sindacalista della Polizia di Stato, inoltre, incombe l'esigenza di rappresentare una pubblica Istituzione, di indossare una divisa, di essere colui che chiede ai cittadini di far rispettare le leggi con la logica conseguenza di dover essere il primo a doverle osservare. Chi fa sindacato nel nostro ambiente, non nascondiamocelo, deve muoversi in terreni irti di contraddizioni; pur tuttavia il sindacato, soprattutto quello di ispirazione confederale, è e resta luogo di ricomposizione sociale. Ma descrivere ciò che è bene comune non sempre ha una risposta univoca, perché l’etica della pluralità assume le differenze e ha l’obiettivo di ricomporle a unità. Per questo, con tutti i difetti che ci caratterizzano e col costante obiettivo di migliorarci sempre, il Silp Cgil nel panorama della Polizia di Stato, ha l'ambizione di essere un sindacato concretamente impegnato a costruire l’eticità nella democrazia partecipata della pluralità dei soggetti rappresentati, nelle loro differenze, ma anche nei rapporti umani con la singola persona e con la collettività sociale. L'etica, in primo luogo, la facciamo noi con i nostri comportamenti, le nostre azioni, le nostre pubbliche prese di posizione.

La conquista della credibilità
Ci vuole moltissimo per conquistare credibilità e fiducia tra chi rappresentiamo e tra i cittadini che ci guardano. Ci vuole poco, anzi pochissimo, per distruggere tutto questo con atteggiamenti che primariamente offendono l'intelligenza di chi li porta avanti. Non c'è bisogno di scomodare Max Weber per sapere che in fondo l'etica del sindacalista non è altro che l'etica della responsabilità. Perché nella vita sociale (e sindacale) le nostre azioni generano conseguenze. Spesso ben al di là delle nostre intenzioni.

Daniele Tissone è il segretario generale del Silp Cgil