Nulla sarà come prima, la pandemia crea una cesura e determina un prima e un poi in questo secolo. La sfida è: come se ne esce? Il pontefice nella sua ultima Enciclica offre una prospettiva e indica una via, quello dell’incontro fra diversi, del riconoscimento tra differenze per costruire comunità. “La sfida è molto alta, la pandemia ci costringe a capire che siamo tutti sulla stessa barca. Non è scontato ne usciremo migliori. Per questo occorre capacità di dialogo e costruire ponti” ha affermato monsignor Zuppi, “occorre ricostruire il noi”. Lo strumento di questa ricostruzione attraversa la riflessione degli interlocutori e viene per primo nominato dalla professoressa Di Cesare “È necessario riscoprire una nuova comunità attraverso una riflessione comune. Comunità si costruisce attraverso la partecipazione”.  Lavoro cultura e formazione non costruiscono più comunità, secondo la filosofa dell’Università La Sapienza interloquendo con il segretario della Cgil.

La frammentazione del lavoro e la competizione tra lavoratori determinata dalla globalizzazione ha rotto i legami e svalorizzato il lavoro. Legami che vanno ricostruiti rimettendo al centro la persona “solo così ricostruiamo il noi e cambiamo modello sociale”, ha affermato Landini. “Il lavoro deve tornare al centro e la partecipazione dei lavoratori e la solidarietà che non si decide per decreto ma che deve partire dal basso sono indispensabili per concorre a costruire un nuovo e diverso modello sociale che il virus ci impone”.

La pandemia ha svelato le enormi diseguaglianze che attraversano le nostre società, “Assistiamo ad un apartheid sanitario nei confronti dei migranti e dei pavori ma decidere con chi coabitare non è una scelta individuale ma una scelta sociale” ha aggiunto la Di Cesare “Serve una politica etica che ci faccia alzare lo sguardo e ci faccia capire che soltanto in un legame di fratellanza e sorellanza possiamo guardare avanti”. Landini accoglie il richiamo alla politica e ricorda che la rappresentanza del lavoro non è solo questione sindacale, ma appunto riguarda la politica.

Al sindacato spetta contribuire alla ricomposizione del mondo del lavoro da qui la proposta di “un nuovo statuto dei lavoratori che metta i diritti in capo alla persona che lavora a prescindere dal tipo di contratto che ha”. In prospettiva questo percorso, che anche in questo caso si realizza attraverso la partecipazione, potrebbe avere come orizzonte quello del sindacato unitario. “Il lavoro è uno degli assi del pensiero di papa Francesco”, ricorda l’arcivescovo di Bologna “a chi ha fame bisogno si dar da mangiare ma contemporaneamente costruire le condizioni perché trovi un lavoro. Questo è l’idea vera di carità”.

Ed allora non è affatto scontato che da questa crisi usciremo davvero migliori, secondo Landini “spetta a ciascuno di noi uomini e donne di buona volontà costruire ponti, solidarietà, partecipazione”.