I perugini over 50 ricordano bene gli anni dell'Erasmus permanente, quando la loro piccola città di provincia giocava a fare “l'internazionale” e migliaia di studenti da ogni angolo del mondo animavano gli antichi vicoli medievali del centro storico. L'Università per Stranieri – nata sotto il fascismo, ma poi divenuta, all'opposto, simbolo di apertura e contaminazione – ha permesso a Perugia di parlare al mondo, attraverso l'insegnamento e la diffusione della lingua e della cultura italiana.

Dalla prima reggenza post-fascista, affidata al filosofo della non violenza Aldo Capitini, fino agli anni '70 e '80, quelli del boom di iscrizioni, la “Stranieri” - come viene chiamata in città – ha vissuto una crescita costante, grazie appunto alla sua specializzazione – quasi un unicum all'epoca - nell'insegnamento della lingua italiana agli stranieri, propedeutico a un percorso di studi universitario da affrontare nel nostro Paese.

È negli anni '90 che qualcosa si rompe e la tendenza comincia ad invertirsi. Le cause di questo cambiamento sono certamente molteplici, alcune assolutamente esogene. Prima di tutto c'è lo sviluppo dei Paesi da cui molti stranieri provenivano: in Grecia ad esempio aumentano notevolmente le università e così gli studenti ellenici non hanno più bisogno di venire in Italia per laurearsi. È un po' lo stesso meccanismo che ha portato negli ultimi 20 anni a una riduzione importante della mobilità studentesca dal sud al nord del Paese. Ma questo è solo uno dei fattori.

A pesare è anche il processo di progressiva diffusione dei centri linguistici d'ateneo nelle università italiane, in grado di offrire agli studenti stranieri corsi di lingua, spesso gratuiti, sufficienti per proseguire poi gli studi in Italia. Anche l'Università statale di Perugia ha istituito il suo centro, entrato inevitabilmente in competizione con palazzo Gallenga.

Intanto, dal 1992 l'Università per Stranieri di Perugia è diventata a tutti gli effetti un'Università Statale e, benché continui a chiamarsi “per Stranieri”, l'ateneo ha teso progressivamente a iscrivere sempre più studenti italiani, ai quali propone corsi di laurea non troppo dissimili da quelli offerti da altre istituzioni universitarie, compresa la ben più grande Università degli Studi di Perugia (23mila iscritti, contro i circa mille della Stranieri). Secondo alcuni osservatori, questa scelta ha pesato negativamente sull'andamento del secondo ateneo perugino, che effettivamente ha vissuto un progressivo e pesante calo delle iscrizioni, contenuto, fino a qualche anno fa, solo dall'arrivo di moltissimi studenti cinesi.

Nel frattempo sono arrivati altri problemi, quelli di bilancio e poi quelli giudiziari. Non tanto la piccola condanna per danno erariale alla ex rettrice ed ex ministra dell'Istruzione, Stefania Giannini (una multa da 9mila euro per cattiva gestione di locali presi in affitto), quanto l'inchiesta su un buco da diverse centinaia di migliaia di euro nel bilancio 2018-2019, bilancio infatti non approvato dai revisori dei conti che hanno rimandato il tutto alla magistratura contabile. È su questo, con ogni probabilità, che stavano indagando le fiamme gialle che tenevano sotto controllo i telefoni di docenti e dirigenti dell'ateneo e che, casualmente, si sono così imbattute nel caso Suarez, per il quale ora sono indagati la rettrice, Giuliana Grego Bolli, e il direttore generale Simone Olivieri. Quest'ultimo, è anche un sindacalista Snals, sigla alla quale è iscritta una quota importante del personale amministrativo dell'ateneo e che ha un peso significativo nell'elezione dei rettori.

Dall'altra parte, ci sono la Cgil e la Flc dell'Umbria che, insieme alle rappresentanze degli studenti, continuano a chiedere con insistenza la convocazione di un'assemblea generale, appuntamento che però i vertici dell'ateneo non sembrano intenzionati a concedere. Anzi, la riunione con i sindacati inizialmente convocata per inizio ottobre dalla rettrice è stata poi misteriosamente annullata, senza dare spiegazioni. “Quella che vediamo ancora oggi, dopo tutto il clamore scatenato dal caso Suarez, è una gestione proprietaria di un'istituzione pubblica che risulta davvero inammissibile – afferma Domenico Maida, segretario generale della Flc Cgil dell'Umbria – Noi pensiamo che il futuro dell'Università per Stranieri, oggi così in bilico, debba essere interesse e responsabilità non solo di chi vive quell'ateneo, studenti, docenti e personale, ma dell'intera città. E per questo abbiamo più volte chiesto l'intervento del sindaco, Andrea Romizi, il cui silenzio sulla vicenda assume ormai i contorni dell'imbarazzo. Al di là dei risvolti giudiziari di cui si occuperà la magistratura – conclude Maida – pensiamo che sia interesse dell'intera collettività aprire una discussione vera sul futuro di un'istituzione simbolo della nostra regione. Rimandare ulteriormente questo passaggio potrebbe risultare molto pericoloso per il futuro stesso della Stranieri”.