La Liguria si presenta all’appuntamento elettorale con poche luci e molte ombre. Venerdì scorso l’Istat ha pubblicato i dati sull’occupazione del secondo trimestre dell’anno. Marco De Silva, responsabile dell’ufficio economico Cgil Liguria, li ha elaborati e quanto ne è emerso è sconfortante: “L’occupazione nel secondo trimestre 2020 scende al punto più basso dal 1993, anno in cui sono iniziate le rilevazioni trimestrali: sono 587.922 gli occupati in Liguria con un calo di 25.081 (meno 4,1%)”. I dati coprono i mesi di aprile, maggio e giugno, in pratica quasi tutto il lockdown, quando molte delle attività erano ferme. “Il calo maggiore si registra negli occupati indipendenti, che perdono 17.171 unità (meno 9,6%) contro un meno 1,8% degli occupati dipendenti, che invece ne perdono 7.909 - commenta De Silva -. È la componente maschile ad avere la peggio con meno 15.935, pari al 4,6 per cento del totale, mentre quella femminile arretra di 9.146 occupate, pari a meno 3,4%”.

Se si allarga lo sguardo agli ammortizzatori sociali, si scopre che le ore autorizzate per integrazioni salariali tra gennaio e luglio 2020 sono state 53.504.427 (più 866%), il massimo storico di sempre. Le risorse messe a disposizione dal governo hanno impedito il peggio, ma le ricadute economiche sono comunque molto pesanti e infatti l’analisi dei settori attraverso l’occupazione è impietosa. “Se confrontiamo il secondo trimestre 2020 con lo stesso periodo del 2008 scopriamo che in Liguria abbiamo 60mila occupati in meno: sessantamila – prosegue De Silva -. Non ce la possiamo cavare (ancora a lungo) con ammortizzatori sociali a oltranza o indennità a pioggia: se dobbiamo ripartire dal lavoro, che sia almeno di qualità, stabile e sicuro. Purtroppo, ad oggi, non è così.”

La fotografia dettagliata di quello che è successo nell’economia ligure la fornisce ancora una volta De Silva che snocciola nel dettaglio i dati nei singoli comparti. “Il calo percentuale maggiore è nell’agricoltura, silvicoltura e pesca con meno 18,3% (una diminuzione di 2.450 occupati) mentre in valore assoluto lo troviamo nel settore dei servizi che perdono 13.465 posti (meno 2,8%). Anche l’industria non è risparmiata dal trimestre peggiore di sempre: meno 9.166 occupati, pari a meno 7.9%. Se ragioniamo per comparto si nota, come largamente previsto, che è quello del commercio - turismo a pagare il dazio occupazionale maggiore con 12.894 occupati in meno (calo dell’8,8%) seguito dall’industria manifatturiera che perde oltre 7 mila occupati (meno 8,5%) di cui ben 4.819 dipendenti. Anche le costruzioni perdono il 6,2% pari a 2.136 occupati in meno”.

L’unica nota positiva è rappresentata dai 4mila occupati dipendenti in più nelle attività altre dei servizi che per De Silva rappresentano “le attività collegate all’emergenza pandemica nei vari nodi della filiera sanitaria o ad essa collegata che ha fatto da vettore per l’unico segno più del trimestre”. I dati quindi sono tutt’altro che confortanti anche perché vanno letti tenendo conto di un altro fattore determinante: negli ultimi sei anni la Liguria ha perso 48.812 residenti e rispetto al 2018 si registra un nuovo minimo storico di nascite. Al 31 dicembre 2019 la popolazione residente in Liguria era pari a 1.543.127 abitanti, inferiore di 7.814 unità rispetto all’inizio dell’anno.

“Quello che dovrebbe preoccupare, anzi che dovrebbe essere considerata come premessa assoluta per ogni futuro governante della Liguria, è questo: il declino demografico alimenta e aggrava ogni crisi economica e ne viene alimentato – aggiunge De Silva -. Se non intervieni qui supportando l’occupazione femminile e giovanile in un’ottica pluriennale, quasi generazionale, non c’è scampo”. La regione ha i fondamentali demografici peggiori d’Italia e forse d’Europa e non può avere le basi sufficientemente solide per affrontare, con qualche possibilità di successo, la peggiore crisi sistemica dal dopoguerra. “È sempre più fragile, disabitata e anziana – conclude il sindacalista -. Non ci potrà essere ritorno alla tanto auspicata ‘normalità’ per il semplice motivo che non avevamo ancora recuperato né livelli occupazionali, né spese per investimenti, né valore aggiunto dalle ultime due crisi degli anni ’10 del terzo millennio”.

Giovanna Cereseto, ufficio stampa Cgil Liguria