Bus, pullman, treni locali e metro pieni fino all'80% della loro capacità con l'obbligo per i passeggeri di utilizzare i dispositivi di protezione individuale. In vista della riapertura delle scuole, le richieste avanzate dalle regioni sono state parzialmente accolte.  "Ci rimettiamo alle decisioni del Ministero della Salute, alla luce delle indicazioni formulate da Istituto Superiore di Sanità e Comitato tecnico scientifico". Per Maria Teresa De Benedictis, segretaria nazionale della Filt Cgil, l'importante è che le norme siano valide senza deroghe su tutto il territorio nazionale. "Le regioni hanno chiesto di individuare una scala di rischio per misure differenziate di prevenzione. Per noi non va bene. Abbiamo visto territori come la Sardegna passare - tra maggio e agosto - da poche decine di casi a migliaia di contagi. No a misure a macchia di leopardo: serve una regia nazionale che garantisca le stesse regole per la sicurezza di tutti".

Per De Benedictis, dal punto di vista dei trasporti, l'inizio della scuola metterà a nudo una serie di criticità da non sottovalutare: "È innegabile che una parte della popolazione non adotti le primarie misure anti-covid, come uso delle mascherine e distanziamento. Dal 12 marzo – sottolinea la dirigente sindacale – abbiamo registrato un'impennata dei casi di aggressioni a autisti e controllori intervenuti per chiedere il rispetto delle prescrizioni. Sarebbe utile installare delle colonnine che misurino la temperatura all'ingresso dei mezzi pubblici ma è necessario ci sia anche chi controlli che le misure anti contagio vengano messe in atto".

I tempi sono stretti: "Si parla di distanziatori mobili, separatori, tendine. Strumenti che non potranno divenire operativi prima di tre mesi". E naturalmente ci vogliono le risorse: "Servono soldi per aumentare le corse ma anche per adottare i necessari sistemi di sicurezza a bordo dei mezzi. Perché è vero che i nuovi veicoli sono dotati di un sistema di filtraggio dell'aria anti-contagio, però sappiamo bene quanti vecchi mezzi siano ancora in circolazione. Ci vogliono risorse per aumentare il personale viaggiante, perché non si possono far crescere le corse con lo stesso numero di autisti".

L'Europa. "I fondi che dipendono da Bruxelles possono aiutare a velocizzare il ricambio dei mezzi – prosegue Maria Teresa De Benedictis – . Una priorità in ottica di sostenibilità ambientale. Quelle risorse servono alla transizione energetica, a sviluppare un sistema di trasporto pubblico locale efficiente e a riconoscere al lavoro le difficoltà affrontate in questa fase. Vorrei ringraziare chi ha continuato - anche durante il lockdown - a garantire il servizio. La mobilità è un diritto previsto dalla Costituzione. Dico loro di non sentirsi mai soli perché il sindacato continuerà a portare avanti le loro richieste. Abbiamo un contratto nazionale scaduto da quasi tre anni e c'è l'esigenza di rinnovarlo al più presto.

"Crediamo che la misura più importante per garantire la sicurezza dei viaggiatori rimanga lo scaglionamento degli orari di punta – conclude la segretaria nazionale della Filt Cgil - Dobbiamo differenziare gli ingressi nelle scuole e negli uffici per limitare le fasce di picco. Non può essere materia delegata alle autonomie regionali: serve una norma nazionale. Prima del Covid, il 40% dell'utilizzo del trasporto pubblico era dovuto agli spostamenti casa-lavoro. "Certamente lo sviluppo e l'estensione dello smart working ha contribuito a diminuire la domanda di mobilità e fondamentale sarà la responsabilità sociale delle aziende pubbliche e private nel proseguire con questo regime fino alla fine della pandemia".