Nel governo è in corso la partita sul blocco dei licenziamenti. Inizialmente la bozza del "decreto agosto" fissava il termine della moratoria per il 15 ottobre. Ma dopo l'avvertimento di Cgil Cisl e Uil - che minacciano lo sciopero generale se la misura non verrà prorogata fino al 31 dicembre - Conte cerca una mediazione tra falchi e colombe del suo esecutivo. La giornata di oggi (6 agosto) potrebbe essere quella risolutiva e l'ipotesi attorno cui si ragiona è quella di prolungare il blocco dei licenziamenti solo fino a metà novembre, attraverso un meccanismo di cassa integrazione "a due velocità". Probabilmente troppo poco per evitare la mobilitazione di lavoratori e sindacati.

Che sono stati chiarissimi:  “Se il Governo non prorogasse il blocco dei licenziamenti sino alla fine del 2020 – hanno scritto in una nota unitaria i segretari generali delle confederazioni, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri – si assumerebbe tutta la responsabilità del rischio di uno scontro sociale. Chi pensa di anticipare quella data alla fine dello stato di emergenza dimostra di non avere cognizione delle elementari dinamiche del mercato del lavoro e di non preoccuparsi delle condizioni di centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori. Chi pensa che possano stare insieme sgravi contributivi e fiscali generalizzati (vedi IRAP) e licenziamenti non capisce che ora è il tempo della coesione sociale e degli investimenti sul lavoro”.

“Ed in questo contesto – si legge nel comunicato – è davvero grave che Confindustria decida di non firmare i contratti Nazionali delle lavoratrici e dei lavoratori della Sanità Privata e del Settore Alimentare che con la loro opera essenziale ci hanno permesso di uscire dalla fase più acuta della pandemia”.

“Cgil, Cisl, Uil hanno già indetto un’iniziativa per il 18 settembre: che possa essere trasformata in uno sciopero generale dipenderà solo dalle scelte del Governo e della Confindustria”.