L'economia mondiale collassa sotto il peso del coronavirus e si contrae nel 2020 del 3 percento, in quella che è la peggiore recessione dalla Grande Depressione. Alla contrazione non scampa l'Italia che vede il proprio pil calare del 9,1 percento nel 2020: una flessione con la quale è fanalino di coda del G7 e fra le peggiori in Eurolandia. Solo la Grecia con un pil in calo del 10 percento fa peggio del Belpaese. Descrivendo il Great Lockdown, la grande chiusura, come una crisi senza precedenti una sorta di guerra, il Fmi mette in evidenza la "continua incertezza sulla durata e l'intensità dello shock". Incertezza che pesa sulla possibile ripresa del 2021: una ripresa "parziale con il livello del pil che resterà decisamente al di sotto del trend pre-virus".

"Il mondo è cambiato drammaticamente in tre mesi, dalla pubblicazione del nostro ultimo World Economic Outlook", ha scritto la nuova capo economista dell'Fmi, Gita Gopinath. “Questa crisi non è come le altre e lo shock è più grande. Come in una guerra c'è incertezza sulla durata e l'intensità dello shock - ha aggiunto - In una crisi normale si stimola la domanda, ma oggi in larga parte la crisi è dovuta alle misure di contenimento, per questo stimolare l'attività può essere arduo o per molti settori indesiderabile”

L'emergenza coronavirus e il suo impatto sull'economia porteranno in alto il tasso di disoccupazione in tutte le economie mondiali: per l'Italia nel 2020 la stima del Fondo Monetario Internazionale avanzata nel World Economic Outlook è del 12,7 percento (2,7 punti in più rispetto all'anno precedente) seguita da un calo al 10,5 percento nel 2021. In Europa l'impatto sul mercato del lavoro dovrebbe essere limitato in Germania (dove la disoccupazione passerebbe dal 3,2 al 3,9 percento) mentre in Francia il tasso potrebbe toccare il 10,4 percento. Ma le ripercussioni più gravi sono attese in Spagna dove dal 14,1 percento del 2019, quest'anno si potrebbe passare al 20,8 percento per poi scendere leggermente al 17,5 percento nel 2021. I dati del Fondo evidenziano poi come la crisi abbia sull'inflazione un impatto negativo portando in pratica quest'anno all'azzeramento della crescita dei prezzi (+0,2 percento nell'Eurozona, stesso andamento in Italia e Giappone e valori molto simili nelle altre principali economie avanzate, +0,6 percento in Usa e Canada).