La Fp Cgil di Roma e Lazio ha visitato il carcere di Rebibbia 'Raffaele Cinotti' per verificare le condizioni in cui operano gli agenti del corpo di polizia penitenziaria. Come in gran parte degli istituti del Lazio, il numero di detenuti supera la capienza regolamentare di 1.212 unità. L’istituto conta complessivamente 649 stanze di detenzione, ad oggi, due intere sezioni detentive sono chiuse per ristrutturazione, e i detenuti sono 1.567: il picco, dopo la sentenza Torreggiani, con cui la Corte di Giustizia europea ha condannato l’Italia per la violazione dei diritti umani, rispetto alle condizioni di detenzione nelle carceri.

"In rapporto al sovraffollamento, per cui i detenuti in stanza sono 6 anziché 4, spesso anche con problemi psichiatrici per mancanza di posti nelle Rems - scrive in una nota la Fp Cgil di Roma e Lazio - ancor più grave è la carenza di personale denunciata: gli agenti sono 590, mentre gli educatori sono solo 17 in tutta la struttura, e poco personale c'è anche all’ufficio matricola, che cura e segue tutta la vita giuridica del detenuto". Impossibile anche pianificare una formazione adeguata, dove invece sarebbe necessario: "A Rebibbia vengono seguiti anche i transiti dei detenuti estradati (o in via di estradizione) che transitano da Fiumicino e chi è in sosta temporanea per questioni di giustizia", precisa la Fp.

“Rispetto ai contingenti minimi, mancano 27 ispettori, 60 sovrintendenti e 52 agenti assistenti - prosegue il sindacato - Nel turno 7,30-15,40, abbiamo verificato che gli agenti in servizio erano 134, di cui alcuni non in reparto, ma in servizio esterno (per piantonamenti e visite ospedaliere urgenti), mentre avrebbero dovuto essere 189. In più di un reparto, gli agenti in servizio erano circa la metà rispetto a quanti dovrebbero essere: da una parte solo 11 poliziotti, anziché 20 per 452 detenuti, in un altro 5, anziché 10, in un altro ancora 9, anziché 13. E nei turni pomeridiani e notturni va ancora peggio: può succedere che un agente vigili un intero reparto, e spesso si lavora su doppi turni di oltre 16 ore, a cavallo dei notturni", prosegue il comunicato sindacale.

Situazione che spesso, come accaduto di recente a Cassino, espone i lavoratori al rischio di aggressioni. "Nell’istituto, l’età media è di circa 50 anni, nel 2018 ci sono stati 40 pensionamenti e se ne prevedono altri 10 nei prossimi mesi - fanno notare ancora dal sindacato - A tutto questo, si aggiungono le criticità strutturali dell’istituto nato negli anni ‘60: infiltrazioni, soffitti crollati, muffa alle pareti, sistemi di videosorveglianza inadeguati. Rebibbia è un caso emblematico, che rispecchia lo stato complessivo delle carceri del Lazio. Il coordinamento regionale ha scritto la scorsa settimana al provveditore di Lazio, Abruzzo e Molise per aprire con urgenza un confronto sulle ormai insostenibili condizioni negli istituti penitenziari della regione".

Secondo la Fp Cgil regionale, il sistema carcerario laziale "è al collasso", e il confronto "non è più rinviabile". "Assunzioni, sicurezza, condizioni di lavoro e formazione professionale sono le priorità - conclude il sindacato - non si può più lavorare inseguendo l’emergenza. Continueremo a visitare le altre strutture della regione e a denunciare quel che troveremo istituto per istituto. Serve un confronto complessivo e risposte concrete ai tanti problemi aperti, per la qualità della detenzione e per la sicurezza e l’incolumità dei lavoratori".