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Dopo anni di attesa e ripetuti solleciti da parte della Cgil, il Senato ha finalmente ratificato l’accordo tra Italia e Albania in materia di sicurezza sociale: un traguardo che sancisce il diritto per migliaia di lavoratori di cumulare i contributi versati nei due Paesi e di accedere a una pensione equa. Si tratta di una vittoria sindacale e politica che pone fine a una disparità normativa che da anni condannava tantissime lavoratrici e lavoratori albanesi, ma non solo.
L’accordo, firmato a Roma nel febbraio 2024, ha richiesto un lungo percorso di mobilitazione e sensibilizzazione che, spiegano in Cgil “avevamo sollecitato lo scorso ottobre con l’iniziativa promossa insieme all’Inca a Tirana, intitolata ‘Nuove opportunità per il mondo del lavoro, alla quale hanno partecipato istituzioni italiane e albanesi, esperti previdenziali e rappresentanti sindacali”.
Una lunga battaglia sindacale
L’assenza di un accordo di sicurezza sociale tra Italia e Albania ha rappresentato per anni un’ingiustizia evidente: “Lavoratori che per decenni hanno contribuito al sistema previdenziale italiano e albanese si sono trovati privati del diritto alla pensione cumulata, con il rischio di perdere anni di versamenti”, sottolinea la Cgil.
La Cgil aveva denunciato questa situazione già dal 2013, avviando interlocuzioni con le istituzioni per sbloccare la trattativa tra i due governi. Negli anni, il sindacato ha mantenuto alta l’attenzione sul tema, chiedendo a più riprese un intervento legislativo. La svolta è arrivata nel 2024 con la firma dell’accordo, ma la Cgil ha continuato a vigilare affinché il provvedimento venisse ratificato senza ulteriori ritardi.
Per questo motivo, il 21 ottobre 2024 la Cgil e l’Inca hanno organizzato a Tirana un evento di grande rilievo, con la partecipazione di esperti previdenziali e di figure istituzionali di entrambi i Paesi, tra cui l’ambasciatore italiano in Albania, per mettere al centro i diritti di chi lavora, come la totalizzazione dei contributi previdenziali, la parità di trattamento ed esportabilità delle prestazioni, compresi diritti essenziali come la protezione in caso di malattia, maternità e disoccupazione.
Una comunità di lavoratori essenziale per l’Italia
L’importanza di questa ratifica si misura nell’impatto che avrà su decine di migliaia di lavoratori. Oggi in Italia vivono oltre 500 mila cittadini albanesi, molti dei quali impiegati in settori fondamentali per la nostra economia, come l’edilizia, i trasporti, e il comparto agro-alimentare.
“L’accordo - ribadisce la Cgil - pone fine a una condizione di discriminazione previdenziale, assicurando che chi lavora in lavoratori, al pari dei loro colleghi italiani, possano ottenere una pensione dignitosa senza perdere anni di contributi versati”.
Un voto unanime che rafforza le relazioni tra Italia e Albania
La ratifica dell’accordo è avvenuta con un voto unanime in Senato: “Un segnale politico di grande importanza che conferma l’impegno dell’Italia nel riconoscere i diritti di chi lavora. Questa decisione rappresenta un ulteriore passo avanti nelle relazioni bilaterali tra Italia e Albania, consolidando un legame storico costruito su migrazioni, scambi economici e collaborazioni istituzionali”, sottolinea la Cgil.
Tuttavia, affinché l’accordo diventi pienamente operativo, è necessario che l’Inps emetta le circolari applicative, definendo modalità e tempistiche di accesso ai nuovi diritti previdenziali. “Continueremo a lavorare su questo fronte, organizzando iniziative informative per le lavoratrici e i lavoratori coinvolti, affinché nessuno resti escluso dall’applicazione di questo importante provvedimento”, conclude la Cgil.