Bollywood in sciopero a tempo indeterminato per protestare contro le condizioni di lavoro delle maestranze. La grande mecca del cinema asiatico rischia dunque di rimanere paralizzata per settimane: sono quasi 150.000 lavoratori che dal 1° ottobre scorso hanno iniziato uno sciopero ad oltranza ancora in corso. I lavoratori protestano contro salari troppo bassi, ritardi nei pagamenti e utilizzo sempre più frequente di impiegati non iscritti ai sindacati. Alla base delle richieste ci sono soprattutto stipendi contrattualizzati e orari di lavoro regolarizzati. Lo sciopero è stato convocato dalla Federazione dei dipendenti cinematografici dell'India occidentale che controlla 22 tra i maggiori sindacati del settore cinematografico. Tutti i più grandi studios di Bombay, Noida, Hyderabad e di altre città indiane sono ancora vuoti e diverse produzioni sono state sospese a tempo indeterminato.

Attori, tecnici, cineoperatori e addetti dei vari settori hanno deciso di scioperare dopo il fallimento delle trattative con i produttori, che nelle scorse settimane non hanno ceduto a nessuna richiesta. "E' un nostro diritto chiedere una paga migliore – affermano i rappresentanti dei sindacati - i salari arrivano a malapena a 12 dollari. Almeno i produttori dovrebbero pagarci in tempo". La vertenza, che coinvolge più di 20 sigle sindacali, è capeggiata dalla Federation of Western India Cine Employees (Fwice), che ora minaccia di far saltare la produzione di numerosi film e importanti programmi televisivi. Anche alcune star molto popolari, come Amitabh Bachchan e Shahrukh Khan, hanno aderito alla protesta, dimostrandosi solidali con gli altri colleghi. Le trattative vanno avanti, ma per ora tutti gli studios sono chiusi, mentre anche il presidente dell'associazione dei produttori ha detto che "lo sciopero va contro gli interessi del settore" e spera che si arrivi presto ad un accordo.

Bollywood, così chiamata dalla fusione delle parole Hollywood e Bombay, resta in ogni caso uno dei mercati più importanti del mondo per numero di film e spettatori. Nelle previsioni, il settore indiano dei media e dell'entertainment cresce a un tasso che è il più alto di tutta la regione Asia-Pacifico, producendo circa 1.000 film all'anno, oltre un quinto dei quale in Hindi, la lingua dominante. Si tratta di un settore tanto florido che uno dei più potenti registi di Hollywood, Steven Spielberg, ha deciso di lasciare la Paramount Pictures per dare vita ad una società cinematografica autonoma in India con Reliance Ada Group, con sede a Bombay.

Quello del cinema indiano, però, è anche un settore che ha vissuto negli anni più recenti una forte modernizzazione. Le condizioni di lavoro, specialmente per gli artisti più giovani e per le comparse, sono fissate ancora dai singoli produttori e dai responsabili delle reti. La protesta, in ogni caso, non ha precedenti in 50 anni di storia. Questo blocco ricorda molto da vicino le due grandi contestazioni organizzate dai dipendenti della più famosa e ricca corrispettiva industria americana, Hollywood, che nel 1988 e nel 2007 hanno scioperato per motivi molto simili. Il braccio di ferro tra gli sceneggiatori e le grandi case di produzione paralizzò in quelle occasioni il settore per lunghi periodi, causando perdite economiche enormi. Nel 1988 il blocco durò 100 giorni, nel periodo 2007- 2008 arrivò invece a 153 giorni.