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Oggi, 18 dicembre, le tre centrali sindacali argentine Cgt, Cta-A, Cta-T scendono di nuovo in piazza per un grande sciopero contro la riforma del lavoro presentata dal governo. Dopo le elezioni di medio termine, che il presidente Milei ha vinto anche grazie all'appoggio economico da parte di Donald Trump, è ripartita l'offensiva “libertaria” con l'emanazione di una riforma del lavoro che riporta l'Argentina indietro ai tempi della dittatura, e questo alla vigilia dei 50 anni dalla presa del potere da parte dei militari.
La riforma si inserisce plasticamente nel progetto del presidente che in una prima fase ha previsto una drastica cura dimagrante per lo Stato, licenziamenti, smantellamento dei servizi pubblici, indebolimento di importanti strutture statali preposte alla conservazione della memoria e misure contro la protesta sociale.
Adesso, rafforzato dal risultato elettorale, vara una riforma del lavoro tesa a rafforzare il suo blocco sociale di riferimento, cioè imprese e multinazionali, ed a indebolire i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e chi li rappresenta.
La riforma incide su tutti gli aspetti delle relazioni di lavoro rafforzando la posizione dei datori di lavoro, per i quali viene stabilita una sostanziale riduzione dei contributi, che avrà un impatto significativo su previdenza, sicurezza sociale e assistenza sanitaria dei lavoratori, e l'istituzione di un fondo che gli permetterà di affrontare più agevolmente e con le mani libere il costo dei licenziamenti.
La finalità è individualizzare il rapporto di lavoro a scapito della rappresentanza collettiva e organizzata, rendendo più forte la posizione dei datori di lavoro nella quotidianità, con la previsione di accordi individuali su orari, lavoro flessibile, ferie o altri istituti, per non menzionare la riduzione salariale dei lavoratori che rientrano dopo una malattia o un infortunio.
Frontale l'attacco alle libertà sindacali, con l'allargamento della definizione di attività essenziali a molti settori dell'economia che finisce per vietare o limitare fortemente il diritto di sciopero, mentre il diritto di assemblea diventa soggetto all'autorizzazione del datore di lavoro.
A ciò si aggiunge la decentralizzazione della contrattazione con conseguente indebolimento del contratto nazionale, con lo scopo di rinegoziare tutti i contratti a livello decentrato favorendo la contrattazione al ribasso.
Completano il quadro modifiche alla regolamentazione delle associazioni sindacali che ne rendono più difficile il finanziamento, con una decentralizzazione della loro struttura organizzativa e una limitazione dei soggetti tutelati dal sindacato.
Come Cgil abbiamo ritenuto doveroso inviare la nostra solidarietà alle tre centrali argentine Cgt, Cta-A, Cta-T e saremo simbolicamente al loro fianco: come abbiamo ripetuto molte volte quando un diritto è sotto attacco in un paese è sotto attacco in ogni parte del mondo.
Lo scopo, comune al progetto delle destre nel mondo, è indebolire la rappresentanza collettiva e la intermediazione per aumentare così il potere dei datori di lavoro e i loro guadagni: il profitto a scapito delle persone e dei loro diritti.
L'alleanza internazionale del lavoro è necessaria per frenare questo disegno e come coordinatori della rete internazionale dei sindacati antifascisti parteciperemo ad un evento internazionale il prossimo marzo, insieme ai sindacati argentini e di tutto il mondo, in occasione del 50° anniversario dalla presa di potere della dittatura militare.
Saremo altresì presenti alla marcia del 24 marzo 2026 dove ribadiremo, ad una sola voce, “Memoria, Verità e Giustizia”.
Nicoletta Greco, Area politiche internazionali Cgil






















