Una buona notizia per i lavoratori spagnoli. Mentre il salario minimo in Italia non è mai stato introdotto, la ministra del Lavoro Yolanda Diaz ha firmato un accordo con i sindacati Ugt e Ccoo per aumentarlo del 5 per cento: dal primo gennaio di quest’anno ammonterà a 1.134 euro lordi per 14 mensilità, 54 euro in più al mese.

A beneficiarne sono 2 milioni e mezzo di occupati, che negli ultimi anni hanno visto la soglia salariale incrementarsi del 35 per cento in diversi step, anche per fare fronte all’inflazione: da 736 euro del 2018 è passata a 1.080 euro nel 2022, fino agli attuali 1.134. Una bella conquista per incrementare il potere di acquisto delle famiglie.

Arrivare al 60 per cento del salario medio

Il governo di centro sinistra guidato da Pedro Sànchez ha cercato di coinvolgere nell’accordo anche le organizzazioni di rappresentanza degli industriali, che però si sono sfilate dai negoziati dopo aver proposto un aumento inferiore. “Siamo convinti che sia lo strumento migliore per combattere la povertà lavorativa e perseguire l’uguaglianza sociale” ha dichiarato il premier.

L’obiettivo dell’esecutivo di Madrid è portare il salario minimo al 60 per cento di quello medio nazionale (2.128 euro lordi al mese nel 2023), così come indicato da una nuova direttiva europea (approvata dal Consiglio a ottobre 2022) volta a promuovere salari minimi adeguati nei 27 Stati. Una normativa che non è vincolante per i membri Ue ma si prefigge l’obiettivo di garantire che ciascun lavoratore possa avere un tenore di vita dignitoso e di promuovere l'accesso alla contrattazione collettiva.

Un quadro frammentato in Europa

La Spagna non è l’unica ad aver proceduto a un aumento. In Lettonia questa crescita ha raggiunto il 24 per cento nel 2023 (da 500 a 620 euro), la più alta dell'Unione. D’altra parte i livelli non sono gli stessi in ogni Paese, né si applicano esattamente le medesime regole.

Le disparità sono grandi: il salario minimo legale è superiore a 1.500 euro in Lussemburgo, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Irlanda e Francia, si attesta nella fascia 1.000-1.500 euro in Slovenia e Spagna, è inferiore a 1.000 euro a Cipro, in Portogallo, Malta, Lituania, Grecia, Polonia, Estonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Croazia, Lettonia, Romania, Ungheria e Bulgaria.

E se in Lussemburgo è pari a 2.387 euro e in Germania a 1.981, in Bulgaria è fermo a 399 euro. Certo, se si prende in considerazione il potere di acquisto i divari sono meno evidenti. Ma poi ci sono gli Stati dove non esiste: oltre all’Italia, Danimarca, Austria, Finlandia, Svezia, Cipro. Qui il salario minimo è tutelato esclusivamente attraverso accordi collettivi negoziati con i sindacati.

ROMA 11/03/2005 : MANIFESTAZIONE DI TUTTI GLI STABILIMENTI FIAT PER IL RILANCIO DELL' INDUSTRIA TORINESE FOTO DI © ANTONELLO NUSCA/AG.SINTESI
ROMA 11/03/2005 : MANIFESTAZIONE DI TUTTI GLI STABILIMENTI FIAT PER IL RILANCIO DELL' INDUSTRIA TORINESE FOTO DI © ANTONELLO NUSCA/AG.SINTESI
ROMA 11/03/2005 : MANIFESTAZIONE DI TUTTI GLI STABILIMENTI FIAT PER IL RILANCIO DELL' INDUSTRIA TORINESE FOTO DI © ANTONELLO NUSCA/AG.SINTESI

Italia al palo

Da noi la maggioranza di governo continua a ribadire che questo strumento non ci sarà perché non serve: "Il tema del salario minimo con importo orario fissato per legge non possiamo accettarlo - ha affermato la ministra del Lavoro Marina Calderone -: non è una soglia oraria che cambia gli equilibri e le situazioni di fragilità nel mondo del lavoro, bisogna creare una serie di supporti”. Non è dato sapere, però quali supporti il governo intenda mettere in campo, dopo aver affossato la proposta che fissava il salario minimo orario a 9 euro.

Un argine al lavoro povero

Fin dal 2015 anche in sede europea la Cgil continua a chiederne l’introduzione perché le riforme del lavoro che si sono succedute e gli interventi legislativi sulla contrattazione collettiva hanno prodotto negli anni una frequente derogabilità dai contratti e la creazione di un esercito di occupati precari e pagati poco. L’Istat li classifica come low pay jobs, lavori da fame: nel 2021 sono state censite 1,3 milioni di posizioni con una retribuzione oraria di 7,79 euro lordi, un terzo più bassa di quella mediana, che è pari a 11,69 euro.

Rappresentano il 6,6 per cento dei 19 milioni e mezzo di contratti del settore privato (escluso l’agricolo) presi in esame dall’Istituto di statistica. Hanno durata molto breve: nel 16,6 per cento dei casi meno di un mese, nell’11,5 da uno a tre mesi, solo nel 2,7 per cento si tratta di contratti annuali. E si concentrano tra gli apprendisti, gli under 30, i tempi determinati, stipulati al Sud, e naturalmente quelli sottoscritti da donne. È a loro, alla fetta più fragile e vulnerabile del mercato del lavoro, che il salario minimo può migliorare le condizioni di vita.