Dopo anni di detenzione, Aliaksandr Yarashuk, presidente del Congresso dei Sindacati Democratici Bielorussi (Bkdp), e Hennadz Fiadynitch, ex presidente del sindacato dei lavoratori della radio e dell’elettronica (Rep), sono stati rilasciati l’11 settembre insieme ad altri 52 prigionieri politici. Entrambi erano stati incarcerati dal regime di Aleksandr Lukashenko per la loro attività sindacale e per essersi opposti alla repressione dei diritti democratici.

Yarashuk era stato arrestato nella primavera del 2022 e condannato a quattro anni di prigione, nell’ambito di una dura campagna contro i sindacati indipendenti che ha portato alla dissoluzione del BKDP e di quattro sigle affiliate. Fiadynitch, perseguitato per anni dai servizi di sicurezza, era stato condannato nel 2023 a nove anni.

Il regime bielorusso ha di fatto messo fuori legge il sindacalismo indipendente, mentre continuano le violazioni dei diritti dei lavoratori e delle libertà fondamentali.

Marra (Cgil): “Un passo avanti, ma 20 sindacalisti restano detenuti”

Per Salvatore Marra, responsabile esteri della Cgil, il rilascio segna un momento importante nella battaglia per i diritti in Bielorussia: “Siamo lieti di sapere che l’11 settembre 2025 Aliaksandr Yarashuk, insieme ad altri 52 prigionieri politici in Bielorussia, sia stato liberato. Questo rappresenta un importante passo avanti per il ripristino dei diritti sindacali nel Paese”.

Marra ha sottolineato il ruolo della mobilitazione internazionale: “Crediamo che questo risultato sia anche frutto della forte pressione generata dalla solidarietà internazionale — dai sindacalisti che si sono schierati, e continuano a schierarsi, al fianco del Bkdp, all’Oil e nei confronti dei governi per garantire l’applicazione dell’articolo 33 della Costituzione dell’Oil”.

Il dirigente della Cgil ha però ricordato che la battaglia non è finita: “Continueremo a chiedere la liberazione dei restanti 20 leader sindacali ancora in carcere e a sollecitare il nostro governo a rispettare il principio di non-refoulement, perché i sindacalisti costretti all’esilio non vengano rimandati in Bielorussia, dove rischiano persecuzioni, arresti arbitrari e imprigionamento. Viva il Bkdp e la solidarietà sindacale internazionale!”

Lynch (Etuc): “Il sindacalismo non è un crimine”

Anche la Confederazione Europea dei Sindacati (Etuc) ha accolto con favore la notizia. La segretaria generale Esther Lynch ha dichiarato: “La liberazione di Aliaksandr e Hennadz è motivo di celebrazione per chiunque creda nei diritti umani e nel ruolo centrale che i sindacati svolgono nel difenderli in tutto il mondo. Rendo omaggio al coraggio di entrambi per aver difeso gli interessi dei lavoratori di fronte alla brutale persecuzione di un regime autoritario.”

Lynch ha ribadito che la loro prigionia è stata una violazione dei diritti fondamentali: “Aliaksandr e Hennadz non avrebbero mai dovuto essere imprigionati: il sindacalismo non è un crimine. Eppure in Bielorussia ci sono ancora oltre 20 sindacalisti e attivisti dietro le sbarre. L’Unione Europea deve cogliere questo momento per garantirne il rilascio.”

Secondo la segretaria generale dell’Etuc, il futuro democratico della Bielorussia passa attraverso i diritti del lavoro: “I sindacati indipendenti, il dialogo sociale autentico e la contrattazione collettiva sono pilastri di ogni democrazia e saranno fondamentali per costruire un futuro europeo e democratico per la Bielorussia.”