"Quando si parla di aumento dei prezzi o di crisi economica in corso, dobbiamo ricordarci che c'è una guerra in corso che indebolisce l'Europa, che si sta dimostrando sempre più solo come un luogo geografico incapace di misurarsi con questi problemi". Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, nel corso dell'incontro pubblico di oggi, mercoledì 20 settembre, con il fondatore della Comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi. L'evento si è svolto nella Sala Benedetto XIII Via di San Gallicano a Roma, per ribadire l’urgenza del cessate il fuoco e del negoziato come unica soluzione possibile. Il titolo era L'Italia ripudia la guerra, come recita l'articolo 11 della nostra Costituzione. 

Il leader del sindacato ha ribadito la necessità di arrivare a un cessate il fuoco nel più breve tempo possibile. La situazione in Ucraina è "gravissima - a suo avviso -, con una quantità di soldi spesi per la guerra e non per lo sviluppo e che ha spinto l'intero mondo a un riarmo che non ha precedenti. Abbiamo bisogno di investimenti per la cura del territorio e per il lavoro, per il rilancio della sanità pubblica e non certo di armi". Il blocco della guerra, ha proseguito., "non è solo una questione di pacifismo ma un'azione sociale di altra natura. Perché l'Europa non sta seguendo la via del negoziato, visto che innanzitutto è suo interesse così come lo è per l'Italia?".

Da parte sua, la Cgil "ha sempre preso posizione perché non si arrivasse alla guerra, che sta tornando a essere strumento normale di regolamentazione dei contrasti fra nazioni e popoli". L'obiettivo è superare la guerra come strumento: "Può apparire utopia ma sta diventando un punto di fondo, perché dietro c'è la crescita di una cultura e perché i diritti e la giustizia hanno bisogno di pace. In questo senso - secondo Landini - non esistono guerre giuste o ingiuste, ma alleanze più ampie per arrivare a nuova conferenza di pace dopo diciotto mesi di conflitto. Non è accettabile in questo senso che l'unica vera iniziativa in campo sia quella del Vaticano: con tutto il rispetto, significa che la pace non è un obiettivo dei governi e delle realtà internazionali.

Per il fondatore di Sant'Egidio Andrea Riccardi, "dopo la caduta del muro di Berlino non abbiamo lavorato bene, soprattutto in quei Paesi, anche per sviluppare una cultura della pace. Ora la guerra ci è scoppiata in casa ed ha riproposto tutte le carenze di una vita che le nostre società stanno vivendo. Da allora, però, stiamo cercando di ritessere una cultura di pace soprattutto perché abbiamo avuto fin da subito sentore del rischio che la guerra in Ucraina si 'eternizzasse', avendo sotto gli occhi la crisi drammatica in Siria senza fine".

In questo contesto, ha proseguito, anche in Italia "assistiamo a un'esaltazione della violenza, anch'essa figlia della guerra in corso. Una progressiva disumanizzazione non può escludere certo anche il nostro Paese che è a rischio". L'esponente di Sant'Egidio ha poi ricordato che gli "sforzi di pace sono guidati anche da una crescente preoccupazione per l'Ucraina, che sta pagando un conto gravissimo al conflitto, dal punto di vista ambientale, di un Paese ormai distrutto e con 7-8 milioni di persone che lo hanno lasciato. L'Ucraina si è spopolata, la sua produzione è calata di oltre il 60%. C'è da domandarsi, dopo oltre diciotto mesi di guerra, cosa resti del Paese se non la sua totale militarizzazione. Il prezzo della guerra è troppo alto per l'Ucraina e qui nasce la questione del tempo e della durata del conflitto".

Ma è anche vero, a suo avviso, "che qualcosa sta crescendo nelle opinioni pubbliche ed è fonte di speranza. Non voglio essere ottimista - ha concluso -, ma colgo la necessità di informazioni più complesse, che superino i muri che sono stati alzati. Occorre risvegliare l'opinione pubblica europea che in fondo non è mai esistita., ma questo è una problema di lungo periodo".

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