Fuggita dagli orrori di Bucha. Fuggita dalla guerra in Ucraina tenendo per mano i suoi due bambini terrorizzati dopo tre settimane di bombardamenti e sparatorie per la strada. Non dimenticherà mai quel 10 marzo del 2022, quando decise che lì non si poteva più restare, riempì due borse, convinse i suoi bimbi con la febbre alta a uscire e iniziò a camminare per le strade della sua città alle porte di Kiev. “C’erano cadaveri ovunque per strada e dentro le macchine abbandonate”.

Questa è la storia di Olena, una donna forte. Ce la racconta in una chiamata video dalla cittadina alle porte di Milano nella quale si è stabilita e ha ricostruito la vita della sua famiglia, senza dimenticare gli orrori della guerra e coloro che ha dovuto lasciare a Bucha.

Il sorriso è tornato sul suo viso incorniciato dai capelli biondi come il grano e la sua forza ti guarda timida, ma risoluta dai suoi occhi celesti. Basta ascoltare il suo italiano dopo appena due anni per capire quanta determinazione ci ha messo, giorno per giorno, per rinascere qui in Italia. L’8 marzo del patronato passa anche, soprattutto, dalla sua storia. Perché ad aiutare Olena e i suoi bambini è stata prima di tutto la Cgil. La Filt Lombardia che in quei giorni, come tutte le categorie del Quadrato Rosso e la confederazione, ha organizzato pullman che da uno dei punti di raccolta dei profughi, in Polonia, hanno portato al sicuro in Italia tante persone fuggite dal conflitto. Sono stati Adel e sua moglie che hanno accolto in casa lei e i suoi figli.

Dopo poco tempo Olena, che in patria era una manager, ha ricominciato da capo. Smesso il colletto bianco ha indossato la tuta da lavoro e in poco tempo è stata assunta a tempo indeterminato dalla Dhl. Il patronato le ha dato una mano concreta e decisiva per fare in tempi rapidi tutti i documenti necessari a regolarizzare la sua posizione. Dalla carta d’identità al permesso di soggiorno per lavoro. Ed è riuscita persino a ottenere l’assegno familiare. Oggi sta comprando casa e pensa ai suoi bambini finalmente sereni. Il piccolo di otto anni che frequenta la scuola elementare e il grande di 14 che studia grafica e design a Milano.

"Non posso tornare a casa, c’è ancora la guerra, Bucha è troppo vicina a Kiev, non è tranquilla, le persone hanno paura. Il mio futuro è qui. I miei bambini sono felici”.

Semplice, diretta, pulita. La storia di Olena, del suo coraggio e di come la Cgil e l’Inca hanno restituito una vita a lei e ai suoi figli ci ridà speranza, in mezzo a tutta la complessità del mondo e a tutto il dolore della guerra. 

(La foto di copertina del video è di Alessandro Ricci. Le altre foto usate nel video sono di Ansa e Agenzia Sintesi)

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