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L’Election Day statunitense è iniziato. Il primo stato dove si sono aperte le urne da cui uscirà il prossimo presidente Usa è il Vermont, dove gli elettori (600 mila aventi diritto in tutto) hanno iniziato a recarsi dalle cinque del mattino (le 11.00 in Italia). Come da tradizione, però, in due villaggi del New Hampshire, Dixville Notch e Hart's Location, le urne si sono aperte a mezzanotte e i risultati sono già noti: il candidato democratico Barack Obama ha vinto in entrambi i seggi (15 a 6 nel primo, 17 voti contro 10 nel secondo). I seggi della East Coast hanno aperto tra le 11 e le 12 (ora italiana). Tra le 14 e le 16 apriranno quelli nel resto degli Stati Uniti. Alle 17 sarà il turno dell’Alaska governata da Sarah Palin.L’ultimo stato saranno le Hawaii, dove i seggi apriranno alle 18, e se ne saprà domani. Ma le isole che hanno dato i natali a Obama non saranno determinanti per il voto. Gli americani devono scegliere tra il democratico, 47 anni, dato per favorito in tutti i sondaggi, e il repubblicano John McCain, 72 anni. Il sistema elettorale è indiretto (vedi qui come funziona). Ma si vota anche per eleggere un terzo del senato e tutta la Camera dei rappresentanti.
Venti milioni di indecisi
Lakoff: le donne democratiche voteranno per Obama
Il voto ispanico
Le regole
Gli ultimi sondaggi danno largamente in testa Obama. Stando a quelli pubblicati nelle ultime ore dalla CNN – che produce regolarmente un cosiddetto poll of polls, una media dei diversi sondaggi - e dal sito Pollster.com il margine a favore del senatore dell’Illinois sarebbe piuttosto ampio. Nel voto popolare, le previsioni di CNN e di Pollsters sono molto simili, con Obama che prevarrebbe con il 51% dei voti sul 44% di McCain. Ma come si sa, a contare sono il numero di grandi elettori che i due candidati saranno in grado di ottenere sulla base del voto dei singoli stati. Per vincere ne servono almeno 270. Se per CNN Obama se ne aggiudicherebbe 291 a fronte dei 157 di McCain con 90 grandi elettori ancora di attribuzione incerta, per Pollsters.com il candidato democratico potrebbe spingersi fino a 311 grandi elettori contro i 142 del rivale repubblicano ed 85 di attribuzione ancora incerta.
Persino Karl Rove, artefice delle vittorie elettorali di Bush, dal suo sito prevede 338 voti elettorali per Obama contro i 200 di McCain.
Condoleezza Rice, l'America è pronta per un presidente nero
“L’America è pronta per un presidente nero. L’America è un Paese straordinario, dove le attitudini sociali cambiano in modo quasi impercettibile, e poi ti svegli una mattina e tutto è cambiato. Sono dodici anni che l’America non ha come segretario di Stato un uomo bianco. E nessuno ci fa molto caso”. A dirlo è il segretario di Stato degli Usa Condoleezza Rice, tra gli esponenti dell’amministrazione Bush più vicini al presidente, in un intervista al settimanale tedesco Der Spiegel, riportata dalla Stampa. Rice è cresciuta nel Sud segregazionista, e racconta gli anni difficili della sua giovinezza: “Sono cresciuta in una meravigliosa famiglia della classe media. I miei genitori erano insegnanti, hanno sempre cercato di farmi da scudo. Ma sapevi che c’era un motivo per cui non potevi andare in un parco, in un cinema o a un certo banchetto per gli hamburger. I miei erano convinti che il razzismo non dovesse diventare una giustificazione per non riuscire nella vita, che il razzismo era il problema di qualcun altro, non il tuo. Il 1963, ad esempio, fu un anno durissimo: esplodevano bombe nel nostro quartiere, giravano i White Knight, mio padre e i miei fratelli dovettero armarsi per difendere le loro case. Un mio compagno di scuola morì bruciato vivo in una chiesa. Mi ricordo lezioni in cui il professore spiegava perché i neri erano scientificamente meno intelligenti. Ma ho imparato presto a concedere agli altri il beneficio del dubbio, a non pensare subito che qualcuno agiva così perché era razzista”.
La nonna di Obama è morta, ma ha votato
Questa è un’elezione americana, ed ecco una storia americana fino al midollo: ieri Obama ha annunciato la morte di Madelyn Dunham, l’86enne nonna che l’ha cresciuto e mantenuto agli studi. Una figura fondamentale nella vita del senatore afroamericano, che però gli ha fatto un ultimo regalo: ha votato per lui. Ha votato per posta e il suo voto conterà. Il voto di nonna Obama, già ammalata, è arrivato all’ufficio elettorale delle Hawaii il 27 ottobre ed è stato ritenuto valido.