Il sistematico smantellamento dei fondamenti della democrazia nei luoghi di lavoro e la violenta repressione degli scioperi e delle proteste mette a rischio pace e stabilità a livello globale”. È un allarme molto serio quello lanciato dalla Csi (Ituc è l'acronimo in inglese), la confederazione mondiale dei sindacati che ha pubblicato come ogni anno il suo “Global Rights Index”, il report sui diritti a livello globale. L'indice analizza 145 paesi sulla base di 97 indicatori riconosciuti a livello internazionale con l'obiettivo di valutare dove i diritti dei lavoratori sono più garantiti dalla legge e nella pratica.

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Da Hong Kong alla Mauritania, dalle Filippine alla Turchia, i governi stanno cercando di silenziare la rabbia popolare comprimendo la libertà di parola e di assemblea – afferma Sharan Burrow, segretaria generale della Csi – Nel 72% dei paesi i lavoratori non hanno o hanno un accesso limitato alla giustizia, con episodi molto gravi in Cambogia, Cina, Iran e Zimbabwe”.

Preoccupante anche l'incremento nell'ultimo anno dei paesi nei quali non esiste libertà di associazione sindacale: erano 92 nel 2018, sono 107 nel 2019. Un incremento che riguarda soprattutto l'Europa, “dove – afferma ancora Sharan Burrow - la dignità del lavoro è sotto attacco e i diritti sono negati da imprese che rifiutano regole e contratti”.

Al tempo stesso, gli attacchi al diritto di sciopero nell'85% dei paesi del mondo e alla contrattazione collettiva nell'80% minano alla base il ruolo delle organizzazioni sindacali. La Csi porta ad esempio il Chad, dove scioperi e manifestazioni sono stati completamente vietati, mentre interventi della magistratura hanno bloccato azioni di sciopero in Croazia, Georgia, Kenya e Nigeria. Anche in Europa, tradizionalmente patria dei diritti della contrattazione collettiva, si sono registrati casi di negazione di questi diritti fondamentali in Estonia, Olanda, Norvegia e Spagna.

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Tuttavia, ci sono anche segnali di ribellione a questa situazione: “Le imprese che hanno sistematicamente attaccato i diritti dei lavoratori ora subiscono una protesta globale – afferma ancora Burrow – Uber, ad esempio, sta fronteggiando scioperi e vertenze dall'Australia alla Corea del Sud, da Mumbai e San Francisco. I lavoratori dei magazzini Amazon in Europa e negli Usa hanno dato vita a proteste e scioperi, mentre i sindacati europei hanno dato vita al più grande sciopero nella storia di Ryanair. L'avidità delle multinazionali è globale – conclude la segretaria della Csi – ma anche l'azione dei lavoratori ha raggiunto livelli di unità su una scala finora sconosciuta”. (Fab.Ri)