E alla fine il Cae venne alla luce. Dopo quattro anni di gestazione, innumerevoli riunioni, impedimenti oggettivi, momenti di conflitto, perdite di tempo fatte apposta, parecchi tira e molla, non ultima una pandemia, per la prima volta nella storia della multinazionale Amazon è nato il comitato aziendale europeo, in inglese Ewc, ossia European Works Council.

Un organismo che vincola l’impresa a fornire informazioni dettagliate ai lavoratori e ai loro rappresentanti sull’universo che la riguarda: i numeri, le prospettive future, dove va il mercato, dove investirà, se ci saranno tagli e dove.

“Notizie preziose, in particolare quando di fronte hai un’impresa come Amazon, con cui difficilmente si dialoga in modo efficace, e da cui non si riescono ad avere informazioni precise – racconta Gianpaolo Meloni, Rsa e Rsu Filcams Cgil del magazzino di Piacenza e neo-eletto presidente del Cae -. Soprattutto in questo momento, in cui si parla di 18 mila esuberi in tutto il mondo. Nel primo incontro del Cae, che si è tenuto nei giorni scorsi a Dublino, abbiamo chiesto lumi sul tema ed espresso le nostre perplessità: la direzione ha garantito che metterà in atto tutte le tutele per la conservazione dei posti di lavoro collocando i lavoratori in altri rami dell’azienda. E ci ha dato una buona notizia: l’Itala non dovrebbe essere toccata da questa riorganizzazione”.

Nel Cae sono presenti trenta membri di dodici nazioni diverse: Italia, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia, Spagna, Regno Unito, ognuna rappresentata in relazione al numero dei dipendenti Amazon presenti. Per il nostro paese, oltre al presidente, altri due componenti: Arianna Taraglio, Rsa Filt Cgil del sito di Torrazza in Piemonte, e Francesco Deiana, delegato Slc Cgil nel call center di Cagliari.   

“L’attivazione del Cae passa attraverso una negoziazione, un processo molto lungo, non certo favorito dall’azienda, che ha anche provato a manipolarci ma senza successo – racconta Meloni, che non nasconde l’orgoglio per l’elezione, naturale prosecuzione di tutta l’attività svolta -. A un certo punto ha dovuto accettare che siamo solidi”.

Visto dall’esterno, ciò che è accaduto sembra una piccola conquista perché il comitato non ha poteri decisionali e ha un preciso mandato sul quale le parti si sono preventivamente accordate. “La costituzione del Cae è prevista da una direttiva europea, la normativa è debole, lo devo ammettere – aggiunge Meloni -. Ma il nostro obiettivo, oltre a indurre l’azienda a fornirci notizie e a consultarci, è creare una rete europea, per scambiare informazioni, programmare azioni comuni, lottare tutti insieme per la dignità, la salute e la sicurezza dei colleghi”.

Le stesse aspettative che ha Arianna Taraglio: “Sono Rsa da meno di un anno nel sito torinese e sto imparando il ‘mestiere’ sul campo – dice -. Nella prima riunione a Dublino ho scoperto tantissime cose sui magazzini negli altri Paesi, sulla loro organizzazione, anche sulla legislazione del lavoro. È un’occasione davvero preziosa per i lavoratori e per il sindacato”.

Insomma, un’arma in più nelle mani dei lavoratori, i Davide della situazione, per fronteggiare il gigante Golia. “Ci aspettano quattro anni di lavoro intenso, che arrivano in un momento particolare, in cui sono stati annunciati 18 mila licenziamenti in tutto mondo – afferma Francesco Deiana, delegato Slc Cgil del customer care di Cagliari -. Ci metteremo a disposizione per rappresentare e fare emergere le esigenze e le problematiche dell’intera filiera, magazzini, logistica, customer care, settore quest’ultimo i cui noi italiani siamo un unicum, dato che il servizio clienti negli altri Paesi è esternalizzato. Motivo in più per impegnarci nella sfida”.

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