Il default dello Stato russo è un evento probabile? Che effetti avranno le sanzioni contro Mosca sull’Europa e qual è il nuovo ruolo della Cina? A Davide Squarzoni, amministratore delegato e direttore generale di Prometeia Advisor Sim, abbiamo chiesto di ragionare sulle speculazioni finanziarie in corso e sugli andamenti dei mercati finanziari.

Cominciamo dalla Cina. È vero che dopo il blocco del sistema dello Swift la Russia è ora costretta ad affidarsi al mercato finanziario cinese?
Il blocco dello Swift, che è un sistema di certificazione delle controparti nei pagamenti evitando gli intermediari, ha ripercussioni pesanti sulle attività russe. Ma già una ventina di giorni prima dell’avvio dell’invasione dell’Ucraina, il 4 febbraio, Putin aveva siglato con la Cina un accordo in occasione dell’inizio delle Olimpiadi. Si è stabilito da allora un ingresso parallelo della Russia nel sistema finanziario cinese. Ovviamente ora l’accordo avrà una forte accelerazione e la Cina risulta già il compratore primario di prodotti finanziari russi.

Alcuni economisti e vari osservatori paventano a breve un default dello Stato russo. Sta per accadere veramente e cosa potrebbe comportare?
La risposta a questa domanda è legata ovviamente alla durata delle sanzioni. Per ora si registrano default di soggetti privati (soprattutto imprese); è in atto un selective default, mentre lo Stato russo non paga le cedole dei titoli degli investitori esteri. È ovvio che più tempo dureranno le sanzioni e più probabile diventa il default generale dello Stato. Con l’ultimo pesante intervento annunciato dal presidente Biden la Russia perderebbe lo status di controparte internazionale. Una Russia fuori dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale, inoltre, significherebbe non poter beneficiare di nessun aiuto da queste istituzioni. Mosca non avrebbe alcuna possibilità di rientrare in gioco, affidandosi all’accordo bilaterale con la Cina.

Quali effetti avrà questa situazione sull’Europa?
Gli effetti più pesanti sono legati per ora alle questioni energetiche e in particolare all’approvvigionamento di gas e petrolio. In questo momento le sanzioni risultano però sospese, come in una sorta di limbo in attesa di un assestamento: si procede come se non fosse successo nulla. Diverso lo scenario in caso di bombardamenti dei gasdotti o d'interruzione totale delle forniture. L’unico blocco totale per ora è quello alle esportazioni di altri prodotti dalla Russia come il grano, la soia, i diamanti.

Anche in questo caso sarà la Cina ad acquistare sempre di più il gas russo...
Sì, ma non succederà subito: prima vanno costruiti i gasdotti e i rigassificatori. Ci vorrà qualche anno. Intanto dovremmo capire quello che vorranno fare gli ucraini, perché i gasdotti importanti passano sul loro territorio: saranno in grado d'interrompere il passaggio del gas per colpire la Russia? È un evento che non possiamo escludere, è già successo nel 2014 in occasione della guerra di Crimea. C’è da tenere anche presente che in Ucraina ci sono importanti centrali nucleari.

Parliamo ora dell’andamento dei mercati finanziari globali. Anche questa volta, come nel caso di tutte le guerre, ci sono soggetti che ci guadagnano. Crescono le azioni delle industrie che producono armi?
Ci sono sicuramente dei settori che risentono meno della guerra e delle tensioni internazionali. Qualcuno anzi ci guadagna. In prima fila ovviamente le aziende produttrici di armi, in vista di un sicuro aumento delle commesse. Qui in Italia spiccano le performance di Leonardo, azienda che produce tra le altre cose elicotteri, carri armati e munizioni. Il titolo sta salendo molto per le commesse dell’Unione europea e degli Usa. Sempre per quanto riguarda l’andamento delle Borse vediamo crescere i titoli di tutti quei gruppi legati ai beni che salgono di prezzo: oro e materie prime come il nichel.

Poi? Chi altri sta andando bene?
Ci sono tutte le società legate all’energia che beneficiano del volano della produzione. In questo settore assistiamo anche a fenomeni speculativi, come ha segnalato lo stesso ministro alla Transizione ecologica Cingolani. Molto si gioca sulla tassazione (Iva, accise, eccetera.). Se il ministro è arrivato a fare simili affermazioni, evidentemente possiede informazioni che noi non abbiamo. Ci sono soggetti, per esempio, che da tempo fanno scorte di petrolio e che ora lo vendono a prezzi record, ottenendo cospicui extra-guadagni. 

Questo spiega anche il motivo per cui abbiamo visto sempre crescere il prezzo dei carburanti anche quando il petrolio era ai minimi. Come è stato possibile dare spazio ai furbetti dei prezzi?
Il problema principale risiede nel fatto che ogni Paese in Europa ha fatto per sé: non c’è stata una politica comune e ora si è costretti a intervenire ex post aumentando le tasse sugli utili. Ma questo penalizzerà non tanto i “furbi”, che sono quasi sempre molto grossi, quanto magari i soggetti più deboli che operano nel campo delle energie rinnovabili e che hanno appena messo in campo importanti investimenti. Ci sono aziende che hanno costruito i loro business plan basandosi su un sistema di prezzi del gas e d'incentivi e tariffe che oggi viene completamente rimesso in discussione. Un intervento punitivo ex post che non sia selettivo non farà che portare benefici a chi ha realizzato extraprofitti e ai cartelli.