Ci sono intere aree del ianeta dal quale non ci pervengono dati circa la diffusione dei contagi da Covid 19 e tanto meno della campagna vaccinale. Si tratta dei Paesi poveri concentrati principalmente in Africa, Asia e Medioriente. Rossella Miccio, presidente di Emergency, è da poco tornata dall’Afghanistan e ci ricorda quanto siamo tutti concentrati sul nostro piccolo territorio da pensare che tutto si risolva tutto nello spazio attorno a noi. “In Afghanistan – spiega – la pandemia non ha fermato la guerra. Si continua a combattere, si continua a morire e a restare feriti, tantissimi ospedali sono bloccati e sono stati ridotti i servizi alla popolazione. La campagna vaccinale è cominciata solamente ora, grazie a una donazione del governo indiano di mezzo milione di dosi AstraZeneca prodotti in India. Questo però non è un approccio sostenibile e non è così che si aiutano questi Paesi a rispondere all’emergenza e a non rimanere ancora più indietro rispetto a quanto lo siano già. Questo è un problema di tutti”.

Questo costituisce un elemento di forte preoccupazione per la salute pubblica, soprattutto per chi opera nelle aree in grande difficoltà pregressa, perché “fino a quando la maggioranza del Pianeta non sarà vaccinata, ci sarà spazio per mutazioni del virus, per un ulteriore approfondimento del divario tra Paesi poveri e ricchi e, anche all’interno di quelli ricchi, tra gruppi sociali, lasciando fuori chi è già ai margini”.

Emergency, in questo ultimo anno, è riuscita a tenere aperti tutti i progetti in atto in Sudan, Afghanistan, Sierra Leone, Iraq, nonostante le enormi difficoltà costituite dagli impedimenti della mobilità delle persone, dei materiali e dei farmaci. "È stato un anno estremamente difficile – racconta la presidente -. La pandemia ha colpito i Paesi in cui siamo presenti anche se in maniera meno impattante, ma nella stragrande maggioranza dei casi la diagnostica è limitata, pochi i tamponi effettuati, quindi non abbiamo una reale conoscenza della malattia. Vediamo che ricominciano a salire casi soprattutto in Africa e questo ci preoccupa: anche perché, a differenza di quanto sta accadendo negli Stati uniti, in Gran Bretagna e in Europa, lì la campagna vaccinale è appena iniziata e il numero di vaccini molto limitato non permetterà di immunizzare più dell’1-2 per cento della popolazione entro l’estate”.

Per Rossella Miccio quanto sta accadendo è “vergognoso: viviamo in un mondo globale, il virus ci ha messo davanti all’evidenza che i confini e le classi sociali non hanno valore e quindi avremmo dovuto cogliere l’occasione per ridiscutere le regole della convivenza. Avremmo dovuto pensare a come vogliamo proteggerci tutti davvero, a vivere in una società più giusta ed equilibrata e invece siamo ancora qui a non discutere della possibilità di condividere i brevetti, a litigare su chi possa avere più vaccini a casa propria, facendo finta che quanto succede fuori i confini non ci riguarda. Un’ipocrisia che non potremmo più permetterci”.

Difficile per la presidente di Emergency trovare in merito parole di vera speranza, benché sia evidente che il suo operato e quello della sua organizzazione non intende fermarsi davanti alle pesanti difficoltà: “La situazione è deprimente, ancora oggi assistiamo ad accordi tra aziende europee per aumentare la produzione di vaccini per l’Europa senza mettere a disposizione i brevetti, come proposto da India e Sudafrica e bocciato dal Wto, nonostante esistano meccanismi all’interno dell’Oms che lo consentirebbero. Penso – conclude Miccio – che se fosse stato dato ascolto a tale proposta sarebbe stato possibile produrre quantità molto superiori di vaccini e ne beneficeremmo tutti. Forse se ne riparlerà in maniera più concreta a giugno, ma da qui ad allora ci saranno ancora troppi morti e troppi malati”.