Le conferenze stampa si sono sprecare, tra le parole pronunciate da Meloni per presentare la legge di bilancio prima e dopo il passaggio parlamentare. Peraltro giusto un passaggio frettoloso vista l’ormai consolidata non sopportazione della discussione di Camera e Senato più volte manifestata dalla compagine di governo, ma sono rimaste appunto parole. La descrizione della realtà con la realtà medesima ha davvero poco a che spartire. Un esempio su tutti, i tanto sbandierati tre miliardi aggiuntivi per la sanità pubblica, semplicemente non ci sono. Così come i rivendicatissimi aumenti in busta paga per lavoratori e lavoratrici dipendenti sono solo una dispercezione ottica: poche decine di auro per i “più fortunati” che vantano un reddito bassissimo non sono una politica studiata e attuata da Meloni ma la conferma – e solo per il 2024 – di quanto deciso da Draghi.

Una manovra scolorita

Forse questa è la definizione più precisa della finanziaria, la numero 2 dell’era delle destre al governo, quella che - invece – avrebbe dovuto, oltre che potuto, indicare la direzione di marcia su cui condurre il Paese, definire quale idea del futuro si ha e come costruirlo. Niente, poche idee e anche abbastanza confuse. Con alcune certezze, però: la furbizia, anche se poco incline a rispettare le regole, è un merito, i privilegi vanno consolidati, il mercato è sempre bello e va ancora più deregolato togliendo lacci e laccioli. Chi ce la fa bene, gli altri si arrangino e i poveri sono colpevoli della propria condizione e quindi tendenzialmente vanno puniti. Privato è bello e va incentivato - spesso anche sovvenzionato e protetto –, il pubblico va “ristretto”.

Se i numeri sono sbagliati i conti non tornano

Le conseguenze, purtroppo, arriveranno visto che tutta la manovra è stata definita su una previsione di Pil che le stesse istituzioni italiane, oltre quelle internazionali, ritengono assai sovradimensionate. Nella Nadef il Prodotto interno lordo nel 2024 è attestato all’1,2%, ma Banca di Italia, Istat, Ocse e Fondo monetario internazionale sostengono che se si arriverà alla metà saremo fortunati. E cosa succederà se, giunti all’estate, ci si accorgerà dell’errata previsione e le risorse disponibili nelle casse dello Stato saranno in esaurimento?

Il grande assente

O meglio i due grandi assenti: salari e recupero del potere di acquisto perso dal 2021 ad oggi. Stiamo parlando di numeri importanti, più alti dell’inflazione, da allora ad oggi il carrello della spesa è aumentato di oltre il 17%, ma il governo si è ben guardato da intervenire ponendo un tetto agli aumenti, si è semplicemente affidato al “buon cuore” del libero mercato che però va - appunto – lasciato libero. E nemmeno nulla è stato fatto per frenare i continui aumenti dei tassi della Bce, che hanno avuto ben pochi effetti nel frenare l’inflazione, ma rischiano di mandarci in recessione. Così come davvero poco, praticamente nulla, è stato fatto nei confronti delle banche per chiedere loro di evitare l’impazzimento dei tassi dei mutui mentre gli interessi a favore dei conti correnti non sono aumentati. Se a tutto ciò si aggiunge che l’Italia è l’unico Paese con la curva dei salari che scende, e anche su questo fronte si nota l’assenza dell’esecutivo, visto che non si sono nemmeno stanziate risorse adeguate per il rinnovo dei contratti pubblici, il cerchio si chiude. La ciliegina sulla torta? Il no al salario minimo legale.

La fobia delle tasse

Se c’è una questione che davvero fa registrare coerenza tra le promesse e i fatti questa – ahinoi – è quella fiscale. Se lo slogan era ed è “meno tasse e meno controlli sul pizzo di Stato” occorre essere onesti: promessa mantenuta. Non solo controlli zero, si vara il concordato preventivo ovvero la legalizzazione dell’evasione. Il capitolo riduzioni è un po’ più problematico, perché certo è stata confermata la decontribuzione prevista da Draghi, e ci mancherebbe altro, ma l’anno prossimo cosa succederà? Mentre l’accorpamento delle prime due aliquote dell’Irpef al 23% al massimo ridurrà l’esborso di 20 euro. Ma se davvero fosse il primo passo verso la flat tax per tutti sarebbe un gran guaio dal punto di vista del gettito, oltre che essere iniquo e incostituzionale. Una cosa appare chiara: il gettito Irpef arriva quasi esclusivamente da lavoratori e lavoratrici dipendenti e dai pensionati. Non solo, è bene ricordare che a parità di reddito i lavoratori dipendenti pagano più tasse degli autonomi e di chi trae il reddito da patrimoni e finanza.

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Si riduce il gettito fiscale, si riducono le risorse per lo stato sociale

Sulla sanità le menzogne hanno davvero le gambe cortissime. “Siamo quelli che hanno stanziato più risorse” diceva Meloni, immediatamente smentita. I tre miliardi per Il Fsn non solo non coprono nemmeno l’inflazione, ma in gran parte sono destinate al privato. Quello che invece è certa è la riduzione degli stanziamenti previsti per il 2025 e il 2026: è scritto nero su bianco. Così come nero su bianco sono i tagli dei progetti del Pnrr già previsti: -312 Case della comunità, - 120 Centrali operative, -93 Ospedali di comunità, - 1778 posti letto di terapia intensiva e semi-intensiva. Altro che riduzione delle liste di attesa, e miglioramento delle condizioni di lavoro degli operatori. Al massimo si stanziano (così è previsto in manovra) in po’ di risorse per pagare più straordinari.

L’Italia invecchia e nascono meno figli

Se questa è la fotografia, sconcerta cosa si fa. O meglio cosa non si fa. In manovra non è stato stanziato nemmeno un euro per la non autosufficienza e i decreti in via di approvazione. E i mille euro in più agli anziani non autosufficienti sono una enorme bufala. Nel prossimo anno partirà una sperimentazione che riguarderà la metà del 1% degli aventi diritto. Forse. Così come nessuna risorsa in più è stata posta per le persone portatrici di disabilità, si cambia nome a quanto già stanziato, insufficiente allora, figuriamoci oggi con il +17% di inflazione.

Per contrastare la denatalità tanti proclami e scatole vuote: nulla per precarietà del lavoro, salari bassi, mancanza di servizi pubblici. Per di più si tagliano 100.000 posti in asilo nido previsti dal Pnrr. Inoltre la decontribuzione per le mamme con più di tre figli al momento è lettera morta, perché l’Inps ancora non ha emanato le circolari attuative.

Un tetto sulla testa

Senza lavoro o con un’occupazione precaria e a basso salario, come si fa a assecondare il desiderio di un figlio, visto che almeno un tetto sulla testa bisognerebbe poterlo garantire all’eventuale nuovo nato? Bisognerà arrangiarsi, visto che mancano gli stanziamenti per i fondi di sostegno all’affitto e per la morosità incolpevole, così come le risorse ipotizzate per un piano di edilizia residenziale pubblica sono davvero pochissime, 100 milioni, utilizzabili non prima del 2027.

Le generazioni dimenticate

Nulla, nemmeno un euro per i giovani e un prelievo consistente, ben 2,5 miliardi, dalle pensioni degli anziani. Per chi giovane non è e vorrebbe andare in pensione nulla da fare: inaspriti tutti i requisiti per andare in quiescenza riuscendo a peggiorare la legge Fornero che si voleva abolire.

Il bilancio della legge di sbilancio

Amaro davvero, per quello che c’è e per quello che non c’è. Una vera e propria cartina di tornasole di una maggioranza di governo che si fa forte con i deboli e soggiace ad amici e poteri forti, senza porsi il problema di quello che accadrà domani.

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