Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, segretari generali di Cgil Cisl e Uil, insieme a Fabrizio Solari, Vito Antonio Vitalia e Salvatore Ugliarolo, segretari generali di Slc, Fislel e Uilcom hanno inviato al presidente del Consiglio Mario Draghi una lettera, le organizzazioni sindacali, infatti non si rassegnano all’ipotesi – tuttora sul tavolo – dello smembramento della Tim.

Lo scorso 10 febbraio le segreterie delle categorie hanno nuovamente incontrato Pietro Labriola, amministratore delegato Tim che invece di fugare le preoccupazioni rispetto al destino aziendale, ha aumentato le preoccupazioni al punto da indurre le organizzazioni sindacali a proclamare lo sciopero del Gruppo per il prossimo 23 febbraio.

"Fortissima preoccupazione in merito al futuro assetto societario, degli attuali livelli occupazionali e del suo futuro industriale". Scrivono i segretari generali, a loro giudizio lo scorporo della Rete è una "eventualità sbagliata sotto ogni profilo" aggravati dal  silenzio dei ministri competenti".

“In Europa – ricordano i dirigenti sindacali - di fatto solo la Danimarca ha deciso di scorporare la rete dall’ex monopolista. I più grandi Paesi del continente continuano a vedere negli ex incumbent delle aziende di sistema, capaci di competere sui mercati esteri, anche in una ottica di aggregazione europea come risposta alla competizione dei colossi asiatici ed americani, ed essere punto di riferimento interno, sebbene in un contesto di libero mercato”.

Se lo sguardo si volge all’Italia: “Basta vedere con obiettività cosa è invece accaduto nel nostro Paese nell’ultimo trentennio per capire che evidentemente è il modello scelto ad essere sbagliato. Un settore che ovunque rappresenta un volano di crescita e sviluppo tecnologico è ridotto in Italia a bruciare 12 miliardi di ricavi negli ultimi undici anni. Una dinamica che ha aggravato gli effetti dei ritardi sul superamento del digital divide e si è drammaticamente riverberata sull’occupazione del settore, in costante diminuzione da decenni”.

La scelta da compiere, per Cgil Cisl e Uil non può che essere una, un campione nazionale a partecipazione pubblica per dotare il Paese dell’infrastruttura moderna indispensabile allo sviluppo e al diritto di cittadini e cittadine alla connessione veloce: “Non è con la costruzione di tante piccole reti in fibra che l’Italia si doterà di una infrastruttura inclusiva, aperta, capace di garantire a tutte ed a tutti il diritto alla connettività” aggiungono i numero uno delle confederazioni.

La richiesta, allora, è netta: “Sono in gioco, Signor Primo Ministro, circa 40.000 posti di lavoro nel prossimo anno fra i maggiori player del settore ed il composito mondo degli appalti (istallazioni telefoniche, call center, information tecnology). Apprezzando la Sua importante presa di posizione dello scorso 22 dicembre, Illustrissimo Presidente del Consiglio dei Ministri, ci rivolgiamo quindi a Lei, per dipanare questa complicata situazione per il bene del Paese e delle lavoratrici e dei lavoratori occupati nel Gruppo Tim e nel settore, considerando il ruolo di protagonista che ha lo Stato in questa vicenda essendo il secondo azionista del Gruppo Tim ed il primo in Open Fiber, ambedue coinvolte nel percorso di realizzazione della RETE UNICA. Per tutte queste ragioni Le chiediamo di voler favorire l’apertura di un tavolo complessivo presso la Presidenza del Consiglio”.

In attesa di risposta ci si prepara allo sciopero del 23 febbraio.