(l'intervista è stata registrata prima dell'ultimo Cda di Tim e dell'annuncio dell'Opa lanciata da Kkr)

Lo scorso 15 novembre è partita l’Anagrafe digitale: ciascun cittadino o cittadina dalla sua abitazione potrà scaricare 15 certificati anagrafici senza più file o bolli da pagare. Ottimo, ma serve  - come è ovvio – una buona connessione internet e una capacità di navigare in rete. Non per tutti, non da tutti. E allora non si corre il rischio che la giusta e veloce spinta alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, e l'interlocuzione con le istituzioni sempre più via pc, determinino nuove diseguaglianze?

Così Fabrizio Solari, segretario generale della Slc Cgil: “Rispetto al processo di digitalizzazione del Paese esistono due problemi. Il primo è un'infrastruttura ancora insufficiente, il secondo è l'alfabetizzazione dei cittadini. Naturalmente tra le due cose c'è un nesso: serve una maggiore diffusione ed affidabilità della rete e contemporaneamente un grande processo di formazione di massa”. 

Affidabilità e diffusione della rete, sottolinea il dirigente sindacale, perché oggi così non è. In quasi tutte le grandi città la rete veloce è arrivata (non quella velocissima) ma nel resto del territorio? Quanto tempo ci vorrà per connettere tutta l’Italia? È ancora Solari a spiegare: “Abbiamo chiesto un incontro al ministero dello Sviluppo economico per capire a che punto stanno. Proprio in questi giorni è stato pubblicato il rapporto Desi, che raffronta a livello europeo il processo di digitalizzazione dei Paesi. Ne usciamo male, siamo al ventesimo posto. C’è davvero poco da stare allegri, siamo la terza economia continentale e siamo ventesimi per infrastrutturazione immateriale e per capacità di utilizzo delle nuove tecnologie”.

Non solo, ormai più di un anno fa venne siglata una lettera di intenti sulla necessità di trovare una convergenza tra Tim e Oper Fiber e dare vita ad un solo gestore di una rete moderna efficiente di ultima generazione. Quesdto avrebbe dovuto coprire tutto il Paese, annullare il digital divide e rispondere a un nuovo diritto di cittadinanza, una connessione di qualità per tutti. Di quella lettera si è persa traccia e sembra, invece, si vada in un’altra direzione. Il ministro Colao da poco ha annunciato che a gennaio verranno pubblicati micro-bandi per la realizzazione di “spezzoni di rete”. Insomma, dalla costruzione di una unica rete nazionale su cui singoli provider avrebbero fatto passare i propri contenuti e servizi, pare si stia arrivando a tanti pezzi di rete in mano a tanti soggetti privati. C’è da rimaner davvero sorpresi.

E infatti Solari afferma: “Pensiamo che agire in questo modo significa indirizzare denaro pubblico verso le aziende che vinceranno questi bandi. Tentando di massimizzare il profitto ovviamente, ma senza avere una visione d'insieme, senza avere una responsabilità di gestionale della rete complessiva. Insomma – aggiunge il segretario della Slc Cgil – noi pensiamo che solo un unico soggetto industriale – possibilmente con una importante partecipazione pubblica – possa essere in grado di colmare rapidamente il gap nei confronti dell’Europa”. Ma, certo, le ultime notizie che arrivano da Telecom non lasciano affatto tranquilli. "Se salta il piano industriale di Tim sono anche a rischio 40mila posti di lavoro" conclude Solari.

Proprio per questa ragione le segreterie di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno scritto al ministro del Lavoro Andrea Orlando: "

Egregio Ministro, In queste ore abbiamo dovuto registrare, nostro malgrado, una forte recrudescenza delle difficoltà interne alla governance di Tim. Questa situazione mette in discussione il piano aziendale di reindustrializzazione e trasformazione delle competenze. 

Un piano ambizioso che vede il Ministero che Lei presiede particolarmente interessato, con importanti interventi di politiche attive tesi a garantire la tenuta occupazionale attraverso processi di riconversione. In particolare le ricordiamo i due "contratti di espansione", sottoscritti nell'agosto del 2019 e nel maggio del 2021, quest'ultimo ancora in corso, ed il " Fondo Nuove Competenze" sottoscritto a novembre del 2020. 

Si tratta, come Lei saprà, di uno sforzo economico ingente della collettività che rischia di essere vanificato da quanto potrebbe avvenire nelle prossime settimane. Un progetto di riconversione e formazione fortemente collegato al progetto di digitalizzazione del Paese. 

Per queste ragioni riteniamo indispensabile richiederle un incontro urgente per analizzare le possibili ingenti ricadute occupazionali connesse ad un tale repentino cambio di scenario".