La cassetta degli attrezzi utili a costruire fedeltà fiscale ridurre l’evasione deve comporsi di strumenti diversi. Bene invogliare all’uso della moneta elettronica e al tracciamento, ma serve un utilizzo intelligente delle banche dati e costruire fedeltà. E poi occorre un piano di assunzioni. Ne parliamo con Cristian Perniciano, responsabile Politiche fiscali, economia e finanza pubblica della Cgil.

Dal rapporto sull'economia non osservata all'audizione del presidente della Corte dei conti l'evasione fiscale si conferma il vero buco nero della finanza pubblica italiana. Un bilancio degli ultimi provvedimenti messi in campo per arginarla: dalla fatturazione elettronica alla lotteria degli scontrini passando per il cashback

Parliamo di due livelli diversi. La fatturazione elettronica risponde alla necessità di tracciare i passaggi di beni e servizi tra gli operatori. A questa si aggiunge la trasmissione dei corrispettivi, per verificare la congruità di questi passaggi anche in quello al cliente/consumatore finale. Sono, queste, due tra le proposte che abbiamo inserito nella nostra piattaforma unitaria sul fisco. Sono fondamentali perché l’Agenzia della entrate sia in grado di monitorare i dati degli operatori economici. Ora che le tecnologie permettono questi flussi in tempo reale è possibile effettuare un salto di qualità nelle verifiche fiscali. I dati erano tracciati anche prima, ma erano archiviati in blocchi di fatture e rocchetti di carta che dovevano essere controllati fisicamente. Il dato dematerializzato si può verificare, incrociare ed analizzare con molta più rapidità. In questo contesto il cashback e la lotteria degli scontrini possono essere un utile complemento per amplificare la spinta dei consumatori alla trasmissione dei dati. 

Questi strumenti sono sostanzialmente volti alla tracciabilità dei pagamenti e al freno dell'uso del contante. Basta questo per contrastare l'evasione?

No, non basta. È perfettamente inutile alimentare immensi database se poi non vengono utilizzati al meglio. Ed è poco utile utilizzare i dati accumulati solo nel momento in cui le indagini tradizionali segnalassero anomalie, occultamento di base imponibile, gonfiamento dei costi e tutto l’armamentario dell’evasione fiscale. Da una parte nulla può sostituire il rilevamento in loco da parte degli ispettori o della guardia di finanza, che deve chiaramente continuare ad essere svolto. Dall’altra parte un'analisi preventiva e generalizzata dei dati così ottenuti potrebbe dar luogo a segnalazioni automatiche molto precise, da cui poi potrebbero scattare accertamenti per verificare se davvero è stata consumata evasione fiscale. Anche solo la consapevolezza di questa prassi spingerebbe il contribuente ad un maggiore adempimento spontaneo. Tuttavia questa possibilità per ora è bloccata per problemi relativi alla privacy.

Tutela della privacy e contrasto dell'evasione, due questioni in antitesi?

Di massima sì, nel senso che per effettuare una verifica è necessario violare la privacy. Chiedere documenti, entrare in azienda, leggere i libri contabili e chiedere spiegazioni. Per quanto riguarda le analisi massive preventive, tuttavia, il fatto che sia una macchina a svolgerle demanda all’algoritmo (e a chi lo progetta) il livello di sensibilità delle informazioni di cui rende edotto l’operatore. Si sono sollevate (strumentali) barricate a difesa della privacy sostenendo che il tracciamento consenta all’Agenzia di sapere se i miei soldi vengono spesi al bar o in un sexy shop, se per mio figlio o per l’amante. Ma innanzitutto all’Agenzia interessa la congruità tra incassi, spese e reddito denunciato e non giudicare lo stile di vita. In secondo luogo ci sono diversi modi per pseudonimizzare l’identità dei contribuenti, il modo in cui hanno speso o incassato. Informazioni più dettagliate verrebbero chieste solo nel corso dell’accertamento, nei casi rilevati come anomali, non molto diversamente da ciò che capita anche adesso in caso di processo verbale di constatazione. In terzo luogo, viviamo in un ambiente digitale in cui i nostri dati sono gratuitamente prelevati, archiviati e sottoposti ad analisi quotidianamente da soggetti privati intenzionati con essi a fare business. Rispetto a questi operatori credo che l’Agenzia delle entrate possa essere maggiormente sicura. 

Uno degli strumenti di contrasto all'evasione non potrebbe essere la riduzione e la semplificazione degli adempimenti tributari?

La semplificazione delle procedure sarebbe utile, la riduzione degli adempimenti anche, dopodichè specificherei due concetti. Chi evade non lo fa perché è complicato pagare le tasse (esistono appositamente commercialisti e Caf), ma perché è facile evadere. Semplificazione non può voler dire trattare tutti nello stesso modo, altrimenti si chiama ingiustizia.

I lavoratori e le lavoratrici dell'Agenzia delle entrate e delle altre istituzioni preposte sono sufficienti? 

In ogni cambio di paradigma fiscale è necessario rinnovare anche l’amministrazione. Se poi questa amministrazione, come nel caso dell’Agenzia, soffre da anni il blocco del turn over, di problemi negli avvicendamenti nei ruoli dirigenziali e carenza di professionalità legate al core del nuovo paradigma, ovvero l’analisi dei big data, allora diventa chiara la necessità della valorizzazione e formazione di chi ci lavora, insieme a un massiccio inserimento di nuove figure.

Lo dice la Cgil da tempo, lo sottolinea il presidente della Corte dei Conti: l'evasione non riguarda i lavoratori dipendenti e i pensionati. Che fare?

Le imposte vengono raccolte soprattutto dalle strutture organizzate: le imprese, la Pa, gli enti previdenziali che agiscono da sostituto d’imposta per i dipendenti. Finora lo Stato non è riuscito a fornire un controllo, o meglio ancora un tutoraggio e un'assistenza ai piccoli contribuenti autonomi, professionisti, artigiani, commercianti, piccoli imprenditori. È così che si spiega il diverso tasso di evasione tra dipendenti ed autonomi. Auspichiamo che il tracciamento dei flussi possa fungere da “spinta dolce” verso la compliance fiscale, nonché da opportunità, per l’Agenzia, di affiancare i contribuenti nella dichiarazione prima ancora di dover reprimere l’evasione già consumata.

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