Cento miliardi sono le risorse che il governo ha finora messo in campo per rispondere alla gravissima crisi economica scatenata dalla pandemia. E oltre 800 sono quelli di liquidità garantita per le imprese. Interventi di emergenza, attuati in extra deficit ma assolutamente necessari per fronteggiare gli effetti del “tutti in casa”. Sostegni al reddito e sostegni all’apparato produttivo del Paese attraversato dalla crisi. Crisi inedita perché si è manifestata sia dal lato dell’offerta che della domanda. È certamente vero che tutto il mondo, a partire dal vecchio continente, è colpito ma l’Italia partiva da un rallentamento della propria economia cominciato ben prima dell’arrivo del Virus. Ora occorre guardare al futuro e ricostruire cogliendo il lascito del Coronavirus per cambiare modello economico e di sviluppo. Un’occasione che l’Italia e l’Europa non possono permettersi di perdere. Le risorse ci sono e ancor più ci saranno, ora servono visione, progetti, responsabilità, rapidità. La Cgil, insieme a Cisl e Uil, è pronta a contribuire.

Se davvero si vuole cogliere l’occasione che la gran quantità di risorse europee disponibili rende possibile, occorre costruire il Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza avendo come pilastri 4 parole chiave: concentrazione e selezione, individuando alcuni grandi obiettivi strategici su cui concentrare risorse e progetti; governance unica, è necessario un unico luogo o soggetto responsabile della progettazione e esecuzione; coerenza tra il Piano e le disposizioni messe in campo da regioni, istituzioni, territori e grandi imprese pubbliche; partecipazione, è necessario un largo coinvolgimento reale a partire dalle parte sociali, sia nella fase di definizione delle priorità e dei progetti che in quella della verifica.

Se questi sono pilastri che devono reggere l’architrave, Fracassi ha illustrato ai deputati la necessità che il Piano sia accompagnato da un pacchetto di riforme non direttamente sostenute dalle risorse europee: quella fiscale, quella degli ammortizzatori fiscali in senso universalistico e quella della previdenza. Necessario, inoltre prevedere un sostegno reale alla contrattazione collettiva, un contrasto forte al lavoro nero e ai contratti privati anche con l’approvazione di una legge sulla rappresentanza. Infine è necessaria una legge nazionale sulla non-autosufficienza.

Fatte queste premesse che premesse non sono, secondo la dirigente della Cgil, le priorità su cui concentrare progetti e risorse la sanità per rendere davvero universale il Ssn rafforzandolo soprattutto al Sud potenziando la rete territoriale, e i servizi socio assistenziali, rafforzando il sistema di controlli e protocolli sulla sicurezza, ampliando la rete delle Rsa. Secondo filone di intervento non può essere che quello legato all’istruzione e alla formazione, servono investimenti sugli organici e sull’edilizia scolastica e sulla diffusione della banda ultra larga, occorre sviluppare il sistema di educazione da 0 a 6 anni ed estendere l’obbligo scolastico dai 3 ai 18 e investire in ricerca e sviluppo almeno quanto investono gli altri grandi paesi europei. Non poteva e non può mancare il capitolo sul lavoro sostenibile, serve allora un piano straordinario di occupazione nei settori pubblici e contemporaneamente contrastare precarietà è promuovere occupazione stabile e di qualità.

Giovani e donne sono i soggetti da sostenere anche promuovendo la condivisione vita-lavoro, infine occorre prevedere il ruolo dello Stato come datore di lavoro di ultima istanza. Serve a noi, ce lo chiede l’Europa, occorre occuparsi di riconversione ecologica e decarbonizzazione, e di indicazioni della Cgil su questo versante ce ne sono davvero molte: dagli investimenti per la riconversione verde delle produzioni  alla mobilità sostenibile, dalla manutenzione del territorio alla definizione di una Agenda urbana per le città sostenibili e ancora molto si potrebbe dire. L’ultimo ambito di intervento del Piano non può che essere quello che riguarda le infrastrutture e digitalizzazione. Dalle ferrovie ai porti, dalle strade al trattamento dei rifiuti, ma anche asili e infrastrutture sociali fino alla digitalizzazione della pubblica amministrazione e alla connessione del Paese.

Concludendo la sua riflessione, Gianna Fracassi ha sottolineato che la Cgil, nell’individuare le priorità che servono al Paese ha tenuto presente tre target su quali indirizzare particolare attenzione: il territorio, non solo Nord Sud ma anche centro periferie; i giovani e le donne, le aree di crisi industriali. Ad ascoltare la dirigente sindacale torna in mente la riflessione della Confederazione del 2013 che trovò forma nell’allora Piano per il Lavoro, in quel documento si affermava la necessità di cambiare modello di sviluppo e di fondarlo sulla cura, delle persone e dell’ambiente. Ora è il momento.