PHOTO
Garantire tutele e diritti a chi vive e lavora tra Italia e Marocco. È questo l’obiettivo ambizioso e perseguito da tempo dalla Cgil e dall’Inca, da sempre in prima linea per difendere i diritti delle persone migranti. A questo scopo la confederazione e il suo istituto di patronato cercheranno di rilanciare il percorso verso la Convenzione bilaterale sulla sicurezza sociale tra i due Paesi, attraverso una iniziativa che si terrà, in video collegamento, il prossimo 3 dicembre alle ore 17:30.
Senza la ratifica dell’Italia 500 mila marocchini residenti nel nostro Paese non hanno prospettive pensionistiche
La convenzione è attesa da trent’anni e, senza una ratifica da parte dell’Italia, mezzo milione di cittadini marocchini che vivono e lavorano nel nostro Paese – e rappresentano il 13% dell’intera popolazione extracomunitaria – continuano a subire la frammentazione delle tutele previdenziali e assistenziali, con conseguenze pesanti sulla vita reale e sulle prospettive pensionistiche.
Quali sono i diritti sospesi e i problemi concreti per i cittadini marocchini?
Vediamo, nello specifico, cosa comporta l’assenza della Convenzione bilaterale tra Italia e Marocco e quali situazioni di forte ingiustizia sociale determina. Innanzitutto impedisce di totalizzare e valorizzare i contributi versati nei due sistemi previdenziali ai fini pensionistici. Rende, infatti, difficile esportare le prestazioni previdenziali per chi decide di rientrare o di trasferirsi. Le coperture, in caso di malattia, infortuni, maternità e disoccupazione, restano frammentarie.
Non aver dato vita a una convenzione crea ostacoli concreti alla mobilità del lavoro e rischia di incentivare irregolarità e precarietà. per una fetta consistente di lavoratrici e lavoratori linfa vitale di molti settori fondamentali della nostra economia, quali l’industria, l’agricoltura, i servizi e le famiglie. Ruoli spesso essenziali nel tessuto produttivo italiano.
Cigna, Cgil: “È una questione di equità e di giustizia sociale”
“È una questione di equità e di giustizia sociale”, sottolinea Ezio Cigna, responsabile delle politiche previdenziali della Cgil nazionale, ricordando come la mancanza di una cornice normativa condivisa impedisca, ancora oggi, a moltissime persone, di vedere riconosciuti i contributi regolarmente versati nel corso degli anni.
Una richiesta condivisa e sostenuta dal sindacato
La rivendicazione è da tempo al centro del lavoro comune tra la Cgil, l’Inca e le organizzazioni sindacali marocchine, che da anni denunciano le conseguenze del mancato avvio della Convenzione firmata nel 1994 e ratificata solo dal Parlamento marocchino. “Il blocco italiano – spiegano a Corso Italia – rappresenta un ostacolo al processo di integrazione e sottrae diritti fondamentali a una comunità radicata e socialmente attiva, che contribuisce allo sviluppo economico e sociale del Paese”.
In numerosi incontri internazionali, è stato ricordato che il Marocco ha già accordi bilaterali di sicurezza sociale con molti Paesi europei – tra cui Francia, Belgio, Germania, Spagna e Portogallo – mentre altre Convenzioni sono in via di definizione. “Questa situazione – scrivono Cgil e Inca – rende ancora più incomprensibile l’immobilismo del Parlamento italiano su una misura attesa e urgente”.
Un dialogo istituzionale importante
La centralità e l’urgenza del tema sono state nuovamente confermate nell’incontro che si è svolto il 24 ottobre presso l’Ambasciata del Regno del Marocco a Roma tra Salvatore Marra, coordinatore dell’Area politiche europee e internazionali della Cgil, e S.E. Youssef Balla, Ambasciatore del Marocco in Italia. Nel colloquio la Cgil ha ribadito il proprio impegno per il rispetto del diritto internazionale e del multilateralismo come strumenti di pace, il forte legame con la comunità marocchina presente in Italia e la solidità del rapporto sindacale con le organizzazioni sindacali marocchine.
In quella stessa sede è stata inoltre evidenziata l’importanza dell’ufficio Inca di Casablanca, attivo dal 2000 e punto di riferimento che ha garantito tutela e assistenza a migliaia di lavoratrici e lavoratori. L’incontro si è concluso confermando la volontà comune di rafforzare iniziative territoriali condivise e di promuovere con determinazione la ratifica parlamentare della Convenzione bilaterale.
Verso una Convenzione di civiltà, appuntamento al 3 dicembre
Con l’iniziativa del 3 dicembre prossimo Cgil e Inca intendono rilanciare una campagna ampia e condivisa, fondata su quattro principi essenziali: la totalizzazione dei contributi senza dispersioni; la parità di trattamento e diritti senza discriminazioni; l’esportabilità delle prestazioni e delle pensioni; la copertura completa per malattia, maternità, infortuni e disoccupazione.
“Una battaglia di civiltà per diritti, lavoro e futuro”, sintetizza la nota del sindacato e del suo patronato.
Previdenza e mobilitazione sindacale anche al centro dello sciopero generale della Cgil del 12 dicembre
Per la Cgil il tema della sicurezza sociale e delle pensioni è oggi centrale per milioni di lavoratrici e lavoratori. Per questo la mobilitazione nazionale indetta dal sindacato per il prossimo 12 dicembre “chiama il Paese a confrontarsi con una piattaforma che mette al centro fisco, sanità pubblica, lavoro, politiche industriali e welfare, per costruire un modello sociale più equo e sostenibile”.
Per la confederazione guidata da Maurizio Landini, un sistema previdenziale giusto significa “garantire stabilità, continuità dei diritti e dignità a chi lavora e versa contributi. La battaglia per la ratifica della Convenzione bilaterale Italia–Marocco si colloca pienamente dentro questo percorso: chiedere che ogni contributo versato sia riconosciuto e valorizzato, che nessuno venga escluso per motivi amministrativi o di confine, che ogni anno di lavoro valga”.
Una riforma previdenziale equa, scrivono Cgil e Inca, “parte dal principio che chi lavora deve avere diritti, sempre e ovunque. Riconoscere i diritti previdenziali a chi contribuisce alla ricchezza del Paese – qualunque sia la sua origine – significa affermare un’idea di società fondata sull’uguaglianza, sull’inclusione e sul rispetto del lavoro”.
(L’iniziativa del 3 dicembre si svolgerà in video collegamento ed è aperta a lavoratrici e lavoratori, associazioni, istituzioni e alle comunità italiana e marocchina).























