Oggi (sabato 17 maggio) si celebra la Giornata internazionale per il contrasto all’omolesbobitransfobia e quest’anno, nel nostro Paese, si tratterà di una celebrazione particolare rispetto al solito. Il quadro interno e internazionale, infatti, è caratterizzato da un forsennato attacco ai diritti e nello specifico a quelli della comunità LGBTQIA*.

L’amministrazione degli Stati Uniti ripristina il divieto per le persone trans di accedere alle forze armate e intima alle aziende europee con le quali ha relazioni di interrompere i programmi Dei (Diversity, equity, inclusion), pena la rescissione dei contratti in essere. L’Ungheria prima vieta la celebrazione dei pride e dopo qualche giorno trasforma il divieto in norma costituzionale. La Corte suprema del Regno Unito esclude le donne trans dalle norme anti-discriminazione previste per le persone di genere femminile, riservandole alle sole donne assegnate alla nascita, con conseguenze anche paradossali rispetto agli uomini trans.

L’Italia non si limita a stare a guardare (consentendo l’indebita ingerenza e il bullismo nei confronti delle aziende nazionali da parte di Trump, alla faccia del patriottismo di maniera), ma approva la legge per la “criminalizzazione universale” della gestazione per altre e altri, interviene pesantemente sulle strutture sanitarie che seguono le persone minori in percorsi di affermazione di genere e scivola, comprensibilmente, al trentacinquesimo posto su 49 nella Rainbow Map 2025 di Ilga.

La decisione di manifestare è dunque ampiamente giustificata anche nel silenzio della gran parte dei media, che magari parlano dei singoli provvedimenti ma fingono di non vedere un quadro d’insieme, nel quale l’attacco ai diritti di quella comunità costituisce una delle colonne portanti delle politiche di estrema destra.

Infatti la manifestazione nazionale di oggi (in piazzale Ostiense a Roma dalle 14), della quale l’Ufficio Nuovi diritti è tra i promotori e alla quale la Cgil aderisce nella sua interezza, oltre a fornirle sostegno, ha un titolo profondamente evocativo: “Vennero a prendere me… e ci trovarono tuttə”. Come a dire che non è possibile voltarsi dall’altra parte, non è possibile dire “non mi riguarda”, perché quell’attacco ai diritti rischia di travolgere tutte e tutti, in una spirale sempre più orribile di odio e discriminazioni.

L’appuntamento interseca in pieno la campagna referendaria: saremo quindi presenti con un nostro spazio nel corso della manifestazione per promuovere la campagna per i cinque sì. Ricorderemo anche dal palco l’importantissimo appuntamento dell’8-9 giugno e lo faremo nel rapporto con una comunità, quella LGBTQIA* che, come altre comunità a rischio discriminazione, subisce in modo particolare una precarizzazione del lavoro che rende infinitamente più facili i comportamenti discriminatori.

E li rende allo stesso tempo più difficilmente individuabili come tali, nascondendoli sotto una maschera di contratti a termine non rinnovati e licenziamenti ingiustificati, contro i quali l’unica possibilità è il risarcimento economico spesso irrisorio. Appare superfluo aggiungere che il contesto impone un sostegno fortissimo alla manifestazione e un lavoro di deciso invito alla partecipazione.

Sandro Gallittu, responsabile dell'Ufficio Nuovi diritti della Cgil nazionale