Qualche giorno fa l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha riclassificato il Pfoa, uno dei Pfas, sostanze perfluoroalchiliche presenti ormai in ogni luogo del Pianeta, da “possibile cancerogeno per l’uomo” a “cancerogeno certo per l’uomo”.

Si tratta di una decisione scientifica che non può che comportare conseguenze clamorose sui numerosi fronti aperti in Veneto, dove lo stabilimento Miteni (prima Rimar) di Trissino, in provincia di Vicenza, ha prodotto e lavorato queste sostanze dalla fine degli anni Settanta al 2018. Un’attività industriale che ha inquinato una falda acquifera grande quanto il lago di Garda, ha contaminato un vasto territorio a cavallo delle province di Vicenza, Verona e Padova e ha avvelenato oltre 300 mila abitanti e centinaia di lavoratori.

Le ricadute di questa nuova classificazione dell’Iarc ci saranno innanzitutto nel procedimento giudiziario in corso, nel quale la Cgil e la Filctem di Vicenza sono parte civile: l’inquinamento riguarda non solo sostanze biopersistenti, non a caso definite eterne e che non esistono in natura, ma anche una molecola “certamente cancerogena per l’uomo”.

C’è poi il versante dei danni agli ex lavoratori. Sono state archiviate le indagini sulle responsabilità dei dirigenti della Miteni e delle multinazionali, in cui circa 500 dipendenti hanno respirato e ingerito negli anni una sostanza “sicuramente cancerogena” che è ancora presente nel loro sangue in quantità senza eguali nel mondo. A questo punto possiamo domandare: com’è possibile?

L’Inail, dopo una ventina di accoglimenti, adesso respinge le domande di malattia professionale di ex dipendenti Miteni, da noi avviate sapendo che nel sangue hanno quantità elevatissime di una sostanza “sicuramente cancerogena”: com’è possibile?

Questa decisione dovrà avere necessariamente conseguenze rispetto alle scelte e alle disposizioni finora adottate dai sindaci e dalla Regione per affrontare l’inquinamento della falda acquifera. Com’è possibile oggi definire potabile un’acqua contenente, pur entro i limiti attualmente in vigore, una sostanza “sicuramente cancerogena” per le persone?

Com’è possibile permettere la vendita e il consumo di prodotti agricoli e da allevamento che contengono una molecola che causa tumori? Com’è possibile che un cittadino che abita in una zona contaminata da Pfas e classificata “arancio”, che quindi beve un’acqua che contiene una sostanza “sicuramente cancerogena”, debba spendere 92 euro per poter fare le analisi e scoprire se e in quale misura ha nel sangue questa sostanza maledetta che espone certamente a un rischio oncologico? Com’è possibile che ancora non si sia fatta la bonifica del terreno del sito Miteni, che quindi continua a sversare in falda una sostanza “sicuramente cancerogena”?

Infine, com’è possibile che nonostante la campagna per la messa al bando delle sostanze Pfas, condotta da 122 associazioni ambientaliste in Europa, e tra queste la Cgil di Vicenza, una molecola chimica “sicuramente cancerogena” venga ancora prodotta, lavorata e utilizzata?

Fin da 2016 come Cgil Vicenza e Cgil Veneto abbiamo avviato iniziative di tutela dei lavoratori esposti e della popolazione contaminata, di denuncia di quanto accaduto, di richiesta di indagini per accertarne le responsabilità e infine, assieme alle associazioni ambientaliste, di richiesta ai governi di provvedimenti per la messa al bando di queste sostanze.

Nel gennaio 2019 abbiamo depositato un esposto in procura del tribunale di Vicenza nel quale abbiamo denunciato quanto accaduto in Rimar/Miteni a danno dei lavoratori e chiesto che si indaghi sulle responsabilità dei dirigenti che si sono succeduti nel tempo. L’indagine è stata chiusa con la richiesta di archiviazione, a cui abbiamo avanzato formale opposizione.

Dopo due sedute a ottobre il giudice per le indagini preliminari, pur confermando le carenti misure di protezione messe in atto dall’azienda per evitare l’esposizione dei lavoratori, ha archiviato le indagini per intervenuta prescrizione dei reati contestati e per mancanza di certezze sulla correlazione tra valori di Pfas nel sangue e patologie tumorali.

Adesso però, dopo la decisione dell’Iarc, non ci sono più alibi. In una riunione organizzata da Silvana Fanelli, segretaria regionale della Cgil Veneto, con le Camere del lavoro di Vicenza, Verona e Padova, Filctem, Inca, esperti e legali, abbiamo fatto il punto su tutti i fronti aperti e deciso di affidare agli avvocati un approfondimento sulla possibilità di un nuovo esposto della Cgil, con richiesta di apertura di nuove indagini che tengano conto degli ultimi studi sulle sostanze Pfas e i loro effetti sulla salute e di questa accertata pericolosità anche cancerogena del Pfoa. Inoltre continuiamo ad incalzare la Regione affinché intervenga con maggiore incisività sulle tutte le criticità.

Per approfondire: Pfas lavoro avvelenato

Giampaolo Zanni è segretario generale Cgil Vicenza