Colpire le donne e la loro autodeterminazione è evidentemente una priorità per le destre. Siamo dentro a una guerra folle che rischia di mettere a repentaglio la vita sul nostro pianeta e nel mezzo di una crisi economica ed energetica senza precedenti, che sta causando gravissime difficoltà a molte famiglie italiane, ma la nuova maggioranza parlamentare parte presentando tre disegni di legge che non solo mettono a rischio l’accesso all’aborto sicuro ma anche, e soprattutto, il diritto delle donne a decidere del proprio corpo. 

Le prime due proposte provengono dal senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, che oltre a proporre l’istituzione di una Giornata della vita nascente, ripresenta per la terza volta il disegno di legge per la modifica dell’articolo 1 del Codice civile che sancisce: "La capacità giuridica si acquista al momento della nascita", sostituendolo con la formulazione: "Ogni essere umano ha la capacità giuridica fin dal momento del concepimento", e ponendo così di fatto fuori legge il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. 

Modificare l’articolo 1 del Codice civile significa mettere in discussione la superiorità dei diritti della donna rispetto a quelli del concepito, come da anni chiedono le associazioni antiabortiste. 

Un terzo disegno di legge è stato poi presentato dal senatore della Lega Massimiliano Romeo anche questo incentrato sulla tutela del concepito e sulle iniziative che lo Stato dovrebbe adottare a questo scopo.

Segnali chiari che se non smentiscono le promesse della probabile futura presidente del Consiglio sul fatto che la nuova maggioranza non avrebbe toccato la Legge 194, non smentiscono nemmeno le preoccupazioni della Cgil, delle associazioni femministe e della politica che da anni denunciano l’esistenza di una ricca rete sovranazionale ultraconservatrice e ultracattolica strettamente collegata ai partiti sovranisti come Fidesz in Ungheria, Diritto e Giustizia in Polonia e Fratelli d’Italia e Lega in Italia. 

D’altro canto, nel nostro Paese, la strategia delle destre che accolgono le istanze dei movimenti antiabortisti e no choice, era già ben chiara guardando le Regioni in cui governano: in Piemonte è stato istituito un fondo di 400 mila euro a favore delle associazioni antiabortiste; in Liguria, i consiglieri regionali di Fratelli d’Italia, e in parte quelli di Forza Italia, si sono astenuti dal votare l’ordine del giorno sull’accessibilità all’interruzione di gravidanza nelle strutture sanitarie del territorio; nelle Marche così come in Umbria è stato fortemente ostacolato l’accesso alla RU486, l’aborto farmacologico, meno invasivo e pericoloso per la donna. 

La messa in discussione del diritto a un aborto sicuro e libero avviene quindi attraverso due diverse modalità tra loro complementari: la colpevolizzazione della donna e il tentativo di modificare fondamentali principi giuridici.

La Cgil continuerà a monitorare sia la corretta applicazione della Legge 194 e il diritto a un aborto libero e sicuro nei territori, sia eventuali incursioni di carattere legislativo. Non è il primo attacco alla libera scelta delle donne che contrastiamo, e non sarà l’ultimo.