Willy Monteiro è un ragazzo di 21 anni che sogna di fare il cuoco e ha tanti altri progetti, quando la notte del 6 settembre 2020 viene pestato a sangue per 40 secondi, e ucciso dai fratelli Bianchi, in una piazzetta di Colleferro, in provincia di Roma. Un ragazzo come i tanti che al Giffoni Film Festival hanno assistito alla proiezione delle prime immagini di 40 secondi, il film che ne racconta la tragica storia.
Il lungometraggio di Vincenzo Alfieri è tratto dal libro di Federica Angeli 40 secondi. Willy Monteiro Duarte. La luce del coraggio e il buio della violenza, e uscirà nelle sale il prossimo 20 novembre. Nel cast Enrico Borello, Francesco Di Leva, Beatrice Puccilli, Sergio Rubini, Maurizio Lombardi e Francesco Gheghi che proprio al Giffoni ha incontrato i ragazzi. I giurati al festival, oltre ad assistere alle proiezioni, hanno la possibilità di incontrare personaggi del mondo della cultura, delle istituzioni e della società civile. 40 secondi è un film che parla proprio ai più giovani, raccontando una storia di cronaca che ha scosso gli animi, portando all’attenzione non solo il tema dell’integrazione, ma anche quelli del bullismo, della prevaricazione, della violenza gratuita. La storia di Willy ci chiede giustizia, non solo intesa come la condanna dei responsabili – i fratelli Bianchi, uno all’ergastolo e l’altro a 28 anni di reclusione. Ma anche rispetto al tema cruciale dell’educazione al rispetto, al dialogo, all’uso della forza.
“All’inizio ero titubante perché sembrava una storia di cui tutti sapevano tanto, nel 2020 quando Willy è morto se ne parlò tantissimo forse anche in modo quasi irrispettoso, ognuno aveva un punto di vista – ha detto il regista Vincenzo Alfieri ai ragazzi –. La cosa che poi mi ha fatto decidere di farlo è stato dopo aver letto il libro di Federica Angeli è l’aver intervistato gli amici, i veri amici di Willy: ho capito che la gente non sapeva niente della storia vera e che c’era tanto da raccontare”.
La vita di Willy prima dell’omicidio
L’attore Francesco Gheghi, tra gli interpreti, non ha nascosto l’emozione nel parlare di cosa significhi per lui questo film e rapportarsi personalmente alla vicenda del giovane brutalmente ucciso: “Esistono alcune persone nel mondo come Willy e Andrea che non so da chi, non so perché, non so dove, vengono scelte per rappresentare il dolore di tante vite e di tante storie che non vengono rappresentate. Willy prima di essere un ragazzo morto, ha avuto una vita, c’è stato un racconto, c’è stata una persona, ci sono stati dei sorrisi. Grazie al cinema possiamo cercare di diventare una società migliore”. Per la prima volta sullo schermo, Justin De Vivo interpreta il Willy: “Questo film mi ha lasciato una parte di lui. Spero di averlo elogiato al massimo e questo è solo quello che voglio e quello che spero che sia”.
Solo un amico provò a difenderlo
Uno degli elementi che colpisce, tra i molti, è che lui venne pestato per 40 secondi, nella piazza centrale del paese, senza che nessuno facesse niente. Gli amici erano scappati, a eccezione di uno, che cercò di proteggerlo col suo stesso corpo, ma senza riuscire a difenderlo. Questo la dice lunga su come la paura, la fragilità e una cultura del più forte possano favorire il proliferare della violenza gratuita. Purtroppo, alla tragedia di Willy ne sono seguite altre, nel corso di questi cinque anni: episodi delittuosi che hanno avuto come protagonisti dei ragazzi, nei confronti di altri coetanei o di altre ragazze. La giustizia è fondamentale. L’educazione e la cultura lo sono altrettanto, ma nel nostro Paese si fa ancora fatica e lavorare su questi due aspetti.