“È esattamente la richiesta che facevamo noi con il referendum. Quindi, da un certo punto di vista, questo pone la necessità di rimettere al centro della discussione sociale e politica di questo Paese il lavoro, la condizione di vita e di lavoro delle persone”. Lo afferma il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, commentando il pronunciamento della Consulta in cui si stabilisce che è incostituzionale il tetto di 6 mesi di indennità per i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese.
La precarietà è frutto di una scelta
“L’invito che ho fatto ai giovani – ha aggiunto Il leader del sindacato, oggi ospite al Giffoni Film Festival – è di non considerare la precarietà nel lavoro una condizione immodificabile. Non è vero. La precarietà è frutto di una scelta che mette al centro il mercato e il profitto, non la persona. Quindi è necessario cambiare questa condizione e siccome purtroppo la maggioranza del Paese è fatta di persone che pensa che il voto non serve più a nulla, con questo referendum i giovani hanno dimostrato di credere ancora nella possibilità di partecipare, di cambiare la condizione. Questo dovrebbe far riflettere anche la mia generazione”.
Il dopo-referendum
“La domanda più diretta che mi hanno fatto – ha riferito il leader della Cgil – è ‘come continuate dopo il referendum a combattere per cancellare queste diversità che esistono’. Io l’ho trovata una domanda molto intelligente: noi dobbiamo batterci perché qualsiasi persona che lavora, a prescindere dal rapporto di lavoro che ha, deve avere gli stessi diritti e le stesse tutele; quindi, da un certo punto di vista, questo vuol dire conquistare un nuovo Statuto dei diritti dei lavoratori. Vuol dire però anche cancellare i contratti pirata e fare in modo che i contratti nazionali di lavoro diventino quello strumento che tutela tutti. E per fare questo – ha concluso – c'è bisogno di una legge sulla rappresentanza”.